Assistente Sociale

Domande e Risposte

Gli Assistenti Sociali sono dei professionisti che offrono supporto, guida e assistenza alle persone o famiglie che si trovano in situazioni di vulnerabilità. Il lavoro nel sociale mi ha sempre affascinato e credo nei valori di questa professione che svolgo con passione e determinazione.


La professione di Assistente Sociale si basa sull'idea di promuovere un cambiamento positivo nelle situazioni problematiche delle persone. Il cambiamento avviene attraverso la relazione di fiducia che si stabilisce con l'utente. Quando entro in contatto con qualche famiglia che sta attraversando un momento difficile, cerco innanzitutto di instaurare un rapporto di fiducia e di empatia, attraverso una comunicazione efficace e un ascolto attivo. L'utente cosi sente di potersi fidare, si sente ascoltato, accolto e riesce ad aprirsi e a raccontare i suoi problemi.

Il lavoro di Assistente Sociale è una professione dinamica ed impegnativa che richiede una varietà di abilità professionali, emotive e cognitive. Indipendentemente dal fatto che queste abilità siano innate o acquisite, il successo sul campo richiede che gli Assistenti Sociali sviluppino continuamente le loro conoscenze. Sebbene questo elenco non sia esaustivo, le seguenti competenze e abilità sono importanti per tutti gli Assistenti Sociali:

  • capacità di comunicazione sia scritta che orale: è importante saper comunicare con persone e modalità diverse. La capacità di parlare e scrivere in modo chiaro e conciso è un grande vantaggio per gli Assistenti Sociali, specialmente per quelli che hanno a che fare con individui o gruppi che hanno difficoltà a capire le cose a causa di stress emotivo o difficoltà di apprendimento
  • capacità di gestione del tempo: poiché gli Assistenti Sociali si destreggiano tra più casi e responsabilità amministrative contemporaneamente, devono gestire efficacemente il loro tempo per garantire che tutti i clienti ricevano le cure, l'attenzione e il servizio di cui hanno bisogno
  • saper raccogliere, analizzare e comprendere le informazioni per effettuare gli interventi più appropriati, valutare le esigenze e le circostanze di ogni caso particolare
  • dimostrare empatia e sensibilità: queste capacità sono molto importanti nel campo del lavoro sociale. L'empatia aiuta gli Assistenti Sociali a sviluppare relazioni solide con i loro clienti e a determinare esattamente ciò di cui hanno bisogno
  • avere buone capacità decisionali e spirito di iniziativa

Gli Assistenti Sociali utilizzano lo strumento della visita domiciliare per conoscere la realtà socio-economica, ambientale e culturale in cui vive la famiglia o la persona (ad esempio, minori, anziani o disabili). Lo scopo è raccogliere le informazioni necessarie a individuare i bisogni degli utenti e programmare i servizi più idonei per aiutarli a risolvere i loro problemi.

Talvolta affronto queste situazioni con un po' di timore, non sapendo quale sarà l'accoglienza e la reazione delle persone. Tuttavia ritengo la visita domiciliare un modo efficace per fornire aiuto ai bisogni sociali, emotivi, cognitivi, educativi delle persone in difficoltà.

Noi Assistenti Sociali interagiamo continuamente con persone che si trovano in situazioni di difficoltà. Quasi ogni utente con cui lavoro esprime emozioni molto intense e talvolta non facili da gestire. Di fronte a questo tipo di situazione ascolto con empatia e accolgo le loro emozioni. Dimostro loro che non sono soli e che ho a cuore il loro problema e farò il possibile per dare il mio aiuto. Cerco inoltre di controllare la loro emotività ponendo dei limiti con fermezza laddove necessari. Saper dire di no ed essere fermi sono delle importanti strategie per contenere emozioni negative dell'utente, evitare che sfocino in comportamenti e reazioni dannose, e farlo sentire guidato, aiutato e sostenuto. Questi tipi di emozioni eccessive sono infatti difficile da gestire per la persona che puo' sentirsi sopraffatta senza l'aiuto dell'operatore.

Durante questi anni di lavoro quasi tutti gli utenti con cui ho lavorato hanno accettato il mio approccio clinico e il mio piano di trattamento. Ricordo solo un episodio in cui ho dovuto prestare particolare attenzione ad un utente un pò difficile. Gli ho spiegato che alcune sue idee non erano compatibili con il percorso intrapreso ma potevamo provare a inserire qualche suo suggerimento nel piano di trattamento. Questa soluzione lo ha tranquillizzato e la situazione si è risolta.

Ricordo un caso particolare di cui mi sono occupato parecchi anni fa. Ho conosciuto una famiglia in serie difficoltà economiche, marito e moglie che vivevano da qualche mese in una vecchia macchina. L'uomo aveva perso il lavoro e non riusciva a trovare nessun impiego. Ho contattato la Caritas locale ed altre strutture sociali, e siamo riusciti a trovare un alloggio che potesse accoglierli momentaneamente. Grazie ad alcune conoscenze sono anche riuscito a trovargli un lavoro. Non è stata una cosa semplice né immediata ma alla fine ha avuto buon esito. E’ stata una grande soddisfazione per me aver contribuito a ridare a questa famiglia una vita dignitosa.

Credo di avere grandi capacità di comunicazione e sono una persona responsabile e socievole. Inoltre riesco a mantenere la calma anche in situazioni conflittuali e a trovare le giuste soluzioni ai vari problemi che si presentano.

Il mio punto debole è che a volte mi carico di lavoro e di responsabilità, in quanto sono una persona precisa, tendente alla perfezione ed evito di delegare alcuni compiti che potrebbero essere svolti da altri. Sto cercando di migliorare questo aspetto perché penso che instaurare un rapporto di fiducia con i colleghi è un elemento chiave per imparare gli uni dagli altri.

In questo lavoro è frequente lavorare con utenti problematici e aggressivi. In queste situazioni è molto importante rimanere calmi e controllati, e cercare di non farsi coinvolgere a livello personale-emotivo. E' fondamentale poter conquistare la fiducia di questi utenti, mostrando empatia e ascoltando i loro problemi, facendo in modo però che l'utente rispetti i limiti del rapporto tra Assistente Sociale e cliente, riconoscendo l'autorità del ruolo. Dunque credo sia necessario adottare uno stile di comunicazione calmo, pacato, ma anche fermo e sicuro. Il cliente deve capire che non puo' abusare della mia pazienza. Dal rispetto e fiducia reciproci che ne nasce si inizia a stabilire e costruire un rapporto di lavoro fruttuoso.

L'abuso è una forma di maltrattamento psicologico, fisico ed emotivo, che causa sofferenza alla persona che lo subisce.
Esistono diversi tipi di abuso:

  • fisico
  • sessuale
  • psicologico
  • economico

I segni premonitori si vedono spesso nei comportamenti preoccupanti di bambini, adolescenti e adulti. Alcuni dei segnali di abuso fisico includono: lividi multipli, segni rossi sul collo, occhi neri, lesioni alle labbra e polsi slogati, fratture, ustioni e graffi. Gli indicatori di abuso sessuale possono riguardare: cambiamenti nelle abitudini alimentari, sbalzi di umore, insonnia, lividi, assunzione di droghe o alcool, ritiro sociale e depressione.

I segnali di abuso psicologico includono: stato d’ansia, sintomi di depressione, bassa autostima, perdita di interessi, comportamenti aggressivi o autolesivi, calo del rendimento scolastico, agitazione e problemi di insonnia. L’abuso economico si verifica quando ad una donna viene negata la possibilità di disporre del denaro, di accedere al conto corrente o le si vieta la possibilità di trovare un lavoro. Talvolta i segni di abuso sono difficili da riconoscere ma è di fondamentale importanza identificarli immediatamente per poterli cosi interrompere.

Nel mio lavoro di Assistente Sociale i clienti più difficili sono quelli che non vogliono collaborare, e in genere sono quelli arrabbiati perché delusi e traditi dalle istituzioni e quindi arresi e senza speranze. Quando mi trovo in queste situazione cerco sempre di mettermi nei panni della persona, avvicinarmi con empatia e concentrarmi sulla sua situazione per offrirgli i il mio aiuto.

Uno dei casi più difficili, forse il più triste, si è verificato a seguito di una segnalazione anonima che denunciava le pessime condizioni (igienico sanitarie e psichiche) in cui versavano due fratelli, conviventi in un appartamento fuori città.

I giovani, entrambi maggiorenni e di nazionalità italiana, avevano perso i genitori a seguito di un incidente stradale qualche anno prima. Per via dello shock, e sicuramente per problemi personali pregressi, si erano lasciati andare ad uno stato di abbandono totale, passando intere giornate a bere e a chiedere l’elemosina, spesso dormendo per strada. Arrivati sul posto abbiamo trovato la casa dove vivevano (di loro proprietà) piena di spazzatura, senza arredi e maleodorante. Ad un primo colloquio con i ragazzi è emersa una situazione davvero complicata da gestire sotto il profilo psicologico. Pertanto, insieme ai miei colleghi, ci siamo attivati prontamente affinché venissero affidati ad una comunità di recupero che gli permettesse di reintegrarsi in società in maniera dignitosa.


Una crisi psicotica è uno di quegli episodi che non possono essere in alcun modo gestiti con leggerezza. Immaginare dunque di poterla risolvere in ufficio, senza mezzi e strumenti, è abbastanza improbabile.

Come Assistente Sociale, nel rispetto del ruolo e delle competenze maturate, si può fare in modo che le circostanze non degenerino, operando in maniera tale da attenuare l’impatto e le conseguenze. Un buon modo per affrontare la situazione credo sia mantenere nei confronti del soggetto in crisi un atteggiamento di accoglienza, dimostrandogli di essere lì pronti all’ascolto e ad un eventuale dialogo.

Ci sono dei segnali inequivocabili che, sul momento, ci consentono di captarne l’avvento e che aiutano a prepararci ad intervenire in maniera mirata. Chiaramente si tratta di una strategia tampone, dove l’ultimo passaggio prevede l’affidamento del soggetto ad una struttura organizzata ed a personale qualificato in grado di affrontare adeguatamente la problematica.


Nel mio lavoro di Assistente Sociale utilizzo un approccio di tipo sistemico-relazionale, che nasce dall’idea secondo la quale alcuni comportamenti negativi del singolo derivino da relazioni interpersonali non perfettamente funzionanti. La famiglia, in questo discorso, viene considerata come un organismo (sistema) in evoluzione condizionato dall’azione dei suoi membri.

Si tratta di un metodo valido e riconosciuto, applicabile a più situazioni (individuali, di coppia, familiari), che inquadra il soggetto come parte di un contesto di relazioni dal quale non può essere scollegato. Muovendo da questo presupposto, si vanno ad analizzare le cause del malessere personale e familiare nella sua totalità. Questo orientamento permette di spostare la visuale di osservazione dalla dimensione strettamente soggettiva a quella relazionale. In buona sostanza, il disturbo del singolo viene considerato come espressione di un fenomeno più ampio che interessa le singole relazioni che lo circondano. Quindi non più come questione unicamente individuale.

L’obiettivo terapeutico è il cambiamento; per cui, l’intervento sarà finalizzato ad una riorganizzazione del sistema famiglia atta a favorire una modifica degli schemi relazionali, individuando nuove modalità di rapporto. Nel fare ciò, l’Assistente Sociale adopererà un atteggiamento neutrale verso le parti del conflitto.


Gli Assistenti Sociali non di rado sono chiamati a gestire situazioni difficili. È un dato di fatto ed è un fattore di rischio insito nella nostra professione. Nello svolgersi degli interventi quotidiani capita infatti di trovarsi ad interagire con soggetti fragili, deboli; persone che non se la passano del tutto bene psicologicamente, o si trovano in una condizione emotiva complicata. In tutti questi casi provo a capire fino a che punto posso spingermi in solitaria nel cercare di trovare una soluzione al problema, aiutando la persona ad uscire dall’incubo che lo assilla. 

Ci sono degli eventi nei quali però il nostro agire è davvero limitato, perché veniamo messi dinanzi a circostanze che, se sottovalutate, possono produrre danni tremendi. Come per l’appunto quando la persona che proviamo ad assistere manifesta idee suicide. In tali condizioni chiedo senza indugi l’intervento coadiuvante di professionisti del settore medico, come psicologi e psichiatri, specie nell’ipotesi in cui rilevi la concreta possibilità che dalle parole si possa passare ai fatti. 

Informazioni, percorsi di studi, carriera e salario

Il lavoro dell'Assistente Sociale è rivolto alla sicurezza e alla tutela di alcune categorie della popolazione, come minori, disabili, migranti, vittime di violenza o, in generale, persone in situazioni complicate.

L'Assistente Sociale ascolta le situazioni individuali, valuta le condizioni di vita della persona, anche con l'aiuto di altri professionisti, e le riporta a un giudice affinché prenda provvedimenti. Insomma, l'Assistente Sociale ha l'obbligo di individuare i bisogni della persona e intervenire affinché vengano attuati.

Le persone che necessitano di un Assistente Sociale si possono rivolgere direttamente a questo professionista per risolvere una situazione difficoltosa. Non si tratta solo di individui, ma anche coppie, famiglie, gruppi sociali, quartieri, istituti scolastici e anche strutture mediche.

L'Assistente Sociale deve valutare e gestire delle situazioni delicate, essere molto attento e responsabile, ma anche empatico e comprensivo. Ha tra le mani il futuro di persone, quindi non può abbassare mai l'attenzione.

Percorso di studi di un Assistente Sociale

Un Assistente Sociale deve obbligatoriamente conseguire una laurea triennale inerente al Servizio Sociale al termine del quale bisogna superare l'Esame di Stato per conseguire l'abilitazione al mestiere. I corsi sono a numero chiuso, quindi è necessario superare un test d'ingresso. Le abilità che si acquisiscono in questo corso di studio sono molteplici: le materie che si incontrano sono sociologia, diritto, statistica, psicologia e lezioni inerenti all'educazione.

Si può anche decidere di specializzarsi attraverso una laurea magistrale in Politiche Sociali e diventare uno specialista.

Conclusi gli studi e superato l'esame per iscriversi all'albo, il neo laureato può cominciare uno stage o un apprendistato affiancando un Assistente Sociale esperto.

Sbocchi professionali di un Assistente Sociale

Un Assistente Sociale può decidere di lavorare in diverse realtà, pubbliche o private. Gli ambienti di lavoro possono essere associazioni, enti e imprese locali, ASL, ospedali, Ministeri e Onlus.

Un altro sbocco professionale dell'Assistente Sociale può essere trovato nella ricerca sociologica.

L'Assistente Sociale può dedicarsi a diverse categorie di clienti: minori e famiglia, anziani, disabili, vittime di violenza di ogni tipo, alcolisti e tossicodipendenti, bambini in adozione, lavoratori sfruttati e altre categorie in situazioni delicate.

Salario di un Assistente Sociale in Italia

In Italia un Assistente Sociale guadagna in media 1400€ al mese. Gli Assistenti Sociali specialisti possono ricevere un salario mensile netto di massimo 2000€ mensili. Non è tra le mansioni più pagate del nostro paese, nonostante richieda molte abilità e un percorso di studi ben preciso.

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