Istruttore di nuoto

Domande e Risposte

Esistono modalità diverse di familiarizzare con l’acqua e variano a seconda delle persone, dell’età, del contesto sociale e delle circostanze. Ad un qualsiasi corso di nuoto per bambini, ad esempio, si prevede un ingresso graduale in piscina per prendere confidenza con il luogo ed i compagni. 

Li si invita ad ambientarsi, a introdurre prima un piede e poi l’altro in acqua, a scendere di un gradino alla volta le scale, senza sostegni, braccioli ed occhialini. Si cerca insomma di spronare il piccolo a cavarsela da solo, facendogli capire che non vi è pericolo. Man mano che il bambino si lascia andare, lo si stimola con giochi utili a fargli acquisire maggior sicurezza, come la camminata in acqua o la misurazione del livello che questa raggiunge al petto. Conquistata la fiducia, come ultimo passaggio gli si chiede di immergere la testa. Dopo questa fase preliminare si passa agli insegnamenti veri e propri di respirazione, riscaldamento e stile.

Per un adulto il processo è molto simile, ma prima di agire bisogna capire quali sono i timori e le ragioni che lo frenano. In genere, la paura nasce dal fatto che la persona non ha confidenza con l’acqua; oppure perché durante l’infanzia – periodo nel quale, solitamente, i bambini imparano a galleggiare e a muoversi in mare – si è verificato un episodio traumatizzante. In tal caso occorre lavorare su di esso, facendo in modo che, con gli insegnamenti e l’incoraggiamento, la paura cessi e si acquisti la sicurezza necessaria per imparare a nuotare. 


Il mio approccio professionale è del tipo “Prevenire è meglio che curare”; tendenzialmente, dunque, preferisco lavorare in tutta sicurezza, evitando sul nascere situazioni che da tranquille possano trasformarsi in pericolose. Ho acquisito la buona abitudine di ricordare a chi segue i miei corsi (bambini, adulti e anziani) come ci si muove in acqua, quali sono le regole da rispettare in piscina, anche quando forse non è più necessario. La prudenza in certi casi non è mai troppa.

Ricordo un episodio che mi ha segnato sia emotivamente che come Istruttore. 

Di solito, a fine lezione, aspetto che tutti escano dalla piscina e prendano la strada degli spogliatoi prima di dedicarmi ad altro. Un pomeriggio venne a trovarmi un genitore che voleva informarsi sui progressi del figlio. Avevo pochi minuti a disposizione prima dell’inizio del corso successivo, per cui lasciai incustodito il gruppo e lo raggiunsi in un’altra sala. Successe l’impensabile. Alcuni bambini rimasti a giocare a bordo piscina finirono in acqua. Uno non sapeva nuotare e gli altri, impegnati a non affogare, non riuscivano ad aiutarlo. Furono le forti urla a richiamare la mia attenzione. Giunsi di corsa e gettandomi prontamente in acqua tirai fuori il bambino. Non ci furono particolari conseguenze, a parte il grosso spavento generale. In quell’instante però capii che avrei dovuto usare maggiori cautele in futuro, stabilendo regole certe da far rispettare a tutti, me compreso.


La scelta di diventare un’Istruttrice di nuoto la devo soprattutto ad una passione che mi porto dietro da bambina. Devo ringraziare mio padre se ho avuto modo di conoscere e approfondire tutte le dinamiche inerenti questo fantastico mondo. Anch’egli era un Istruttore, e spesso mi portava con sé in piscina. Crescendo ho iniziato a familiarizzare con l’ambiente di lavoro, a sentire mia l’aria che respiravo. In piscina trascorrevo ore intere ad osservare le persone che si muovevano e seguivano le sue istruzioni. Mi divertiva parecchio il fatto di stare a stretto contatto con lui. 

Col tempo, però, accanto all’amore che nutrivo verso mio padre, è sbocciato un sentimento nuovo, diverso da quello che caratterizza il rapporto con un genitore. Sentivo che si trattava di qualcosa che avrebbe potuto condurmi altrove. Ho iniziato così a coltivare il sogno di dare un senso ulteriore a quelle splendide giornate passate insieme. Decisi pertanto di diventare una nuotatrice professionista. Allenandomi tutti giorni in vasca ho capito che le sensazioni provate potevano avere un ulteriore sbocco lavorativo. Potevo stare bene insegnando agli altri a rimanere a galla nella vita. A trent’anni, dunque, ho smesso con le gare e mi sono inoltrata sul sentiero della formazione natatoria. Oggi sono più che felice di aver ereditato da mio padre una professione che sa regalarmi grandissime soddisfazioni.


Un Istruttore di nuoto qualificato dovrebbe innanzitutto avere dalla sua una buona preparazione teorica della materia e ottime abilità natatorie. Dovrebbe insomma possedere un’ottima conoscenza degli stili e delle tecniche di nuoto, delle norme di sicurezza, dei comportamenti da tenere in acqua e a bordo piscina. Inoltre, deve essere capace di prestare un primo soccorso qualora si verifichino episodi o circostanze che richiedano un intervento tempestivo. Requisti necessari e indispensabili per esercitare l’attività che, tuttavia, non si ritrovano in tutti i professionisti operanti in questo ambito. 

Accanto alle summenzionate, ritengo che vi siano altre abilità, altrettanto fondamentali, che giocano un ruolo di primaria importanza sotto il profilo professionale. Un istruttore di nuoto infatti, dovrebbe disporre di abbondante pazienza da riversare nei confronti dei suoi allievi, poter vantare una buona forma fisica, sì da mostrarsi come esempio, e soprattutto possedere buone doti comunicative e relazionali. Tra queste ultime rientra a pieno titolo la cd leadership emotiva, conosciuta anche come intelligenza emotiva, ovvero l’abilità di saper riconoscere ed interpretare i sentimenti dei propri allievi e, di conseguenza, esser capace di gestirne le emozioni in modo efficace. 


Lavorare da solo o in team è una scelta che può condizionare gli allenamenti ed avere riflessi significativi in termini di obiettivi e soprattutto di risultati da raggiungere. In gruppo si possono ottenere traguardi che singolarmente sarebbero altrimenti preclusi o difficili da sostenere, considerando che la divisone dei compiti accelera la velocità di alcuni step e migliora la qualità delle risposte ottenute. È anche vero, però, che in molti casi determinati aspetti è meglio curarli in prima persona, o comunque lontani da interferenze. 

Al di là di tutto, non mi sottraggo agli eventi; ad essere sincero, sono abbastanza positivo e propenso a partecipare a lavori di squadra. Trovo piacere nel confrontarmi sul da farsi, sulle decisioni da prendere insieme, sull’elaborare una strategia comune o mettere in pratica un’idea, specie quando sono al fianco di colleghi verso cui nutro una certa stima (umana e professionale). Il mio rendimento ne beneficia in maniera esponenziale. 

Il tutto chiaramente dipende dal livello di collaborazione che viene ad instaurarsi e dallo spirito con cui professionisti diversi - per esperienza, formazione e metodi - si relazionano tra loro. Alcuni Istruttori, ad esempio, sono troppo presi da se stessi e dai successi personali per incidere positivamente in un lavoro collettivo. Personalità ingombranti che è meglio non incontrare mai sul proprio cammino. 


L’Istruttore di nuoto è responsabile di ciò che accade fuori e dentro l’acqua, per questo è buona norma controllare sempre che tutto sia conforme a quanto prescritto in merito alla sicurezza sul luogo di lavoro. Si tratta a mio giudizio di una responsabilità professionale da esercitare in prima persona, che non può essere in alcun modo delegata a terzi (ad esempio a eventuali collaboratori che affiancano l’istruttore durante lo svolgimento dei corsi). 

Personalmente, prima dell’inizio e alla fine di ogni lezione, spendo alcuni minuti del mio tempo per fare un giro di perlustrazione intorno alla piscina. Controllo che non vi siano ostacoli di nessun genere sul bordo, che braccioli, tavolette, pull buoy e sostegni vari siano riposti negli appositi spazi e non siano di intralcio per chi si appresta ad entrare.

È una fase – preliminare e necessaria – a cui però non tutti i colleghi dedicano attenzioni.

Successivamente, ovvero prima dell’ingresso in piscina gli allievi, riepilogo velocemente - o a volte chiedo a qualcuno di farlo - tutte le indicazioni da seguire in acqua, ad esempio: cosa fare se un compagno si ferma, dove posizionarsi se si è stanchi, etc. Insomma, ricordo che il nuoto è un sport con delle sue regole da rispettare per la sicurezza di tutti. 


Un Istruttore di nuoto, di norma, dovrebbe partire da una conoscenza approfondita degli argomenti per essere poi in grado di trasmettere ai suoi allievi le competenze teoriche e pratiche acquisite durante la formazione, insieme alle tecniche ed i segreti appresi nel corso del tempo e con l’esperienza. Di base occorre dunque avere un’ottima preparazione sui quattro stili natatori (libero, dorso, rana e farfalla), spiccate doti comunicative, necessarie per trasferire saperi e instaurare relazioni fiduciarie, e soprattutto capacità organizzative e manageriali idonee a costruire e gestire percorsi individuali o di gruppo. 

Ritengo importante che l’Istruttore assuma il controllo delle sessioni di preparazione e di allenamento, che sia capace di stabilire con estrema precisione i comportamenti da tenere in vasca e fuori, scandendo tempi di esecuzione e modalità di intervento (si pensi al caso di annegamento di un allievo o altre situazioni di pericolo). Dovrebbe inoltre saper motivare, incoraggiare, infondere fiducia e spronare i suoi allievi a dare il massimo, comprendere le difficoltà che ognuno di loro incontra nelle sedute, individuare e saper correggere gli errori, avere cognizione dei progressi raggiunti dai singoli per favorirne la crescita.

Infine, per quel che gli compete, dovrebbe supervisionare sugli spazi comuni e preoccuparsi della sicurezza dei luoghi, all’interno del perimetro della piscina, per prevenire incidenti.


È una domanda che spesso mi pongo anche io, in particolare quando analizzo gli sforzi prodotti negli anni di insegnamento in rapporto ai risultati ottenuti. Come Istruttore di nuoto ho maturato esperienze significative ed importanti con entrambi le categorie di allievi. Ognuna di esse, a suo modo, presenta caratteristiche diverse, e non soltanto per ragioni anagrafiche. Dal mio personalissimo punto di osservazione, ridurre il discorso a una questione di preferenza pura e semplice svilisce alla radice il buono che si può realizzare quando concorrono competenze e piacere di esercitare il ruolo di insegnante.

Ho tantissime buone ragioni da elencare per ritenere che con i bambini si lavori non bene ma benissimo. Innanzitutto c’è un fatto: trattandosi di soggetti in fase di maturazione, con un carattere ancora da plasmare, gli allievi piccoli sono più facili da gestire sotto i profili della crescita personale e professionale. Si ottengono risultati migliori da un punto di vista del controllo motivazionale e di entusiasmi vari, ad esempio; cosa che in un gruppo di adulti molto spesso dà vita a delle criticità, in quanto emergono problematiche caratteriali o di diversa natura, specie in presenza di personalità spigolose con le quali si fatica ad ottenere risultati.

Tuttavia, è pur vero che con gli adulti si può creare una complicità ed una sintonia lavorativa difficilmente replicabile quando ci si relaziona con un bambino


Durante lo svolgimento delle lezioni ci sono dei criteri di sicurezza da rispettare che ogni buon istruttore dovrebbe far conoscere e applicare all’occorrenza. Poche norme, rigorose e certe, in grado di prevenire sul nascere potenziali situazioni di pericolo. 

È utile sapere che, diversamente da altri sport, in piscina gli incidenti sono un fenomeno poco frequente, e quando si verificano sono attribuibili in prevalenza ad una negligenza professionale. L’Istruttore, dunque, riveste un ruolo di particolare importanza nel vigilare su ciò che accade in acqua.

La prima regola che osservo, quando svolgo attività di gruppo, è mantenere saldo il controllo della situazione, evitando ad esempio distrazioni derivanti dalla difficoltà di un singolo che richiede aiuto. In questi casi applico un protocollo che l’allievo conosce, salvo ipotesi gravi - come la perdita di coscienza o in casi di annegamento, ad esempio - che richiedono un tipo di intervento immediato.

Riguardo poi la sicurezza generale, ai miei corsisti ricordo sempre che è utile partire distanziati di alcuni metri l’uno dall’altro, quali sono le regole da seguire per scongiurare scontri in corsia (e come comportarsi se accadono) e soprattutto di evitare apnee prolungate, anche quando ci si ritiene nuotatori esperti.


A detta di molti il nuoto è uno degli sport più completi ed è da considerarsi anche forse il più divertente, in quanto il contatto con l’acqua ci riporta alla mente l’estate, il mare e i suoi momenti di relax. Tuttavia, praticato con una certa intensità o a determinati livelli può dar luogo a non pochi fastidi, che molto spesso possono sfociare in infortuni più o meno seri – riguardanti in prevalenza parti ben individuate del corpo (spalla, ginocchio, schiena). Talvolta l’affaticamento può arrivare ad interessare anche il cuore. 

Prevenire gli infortuni dunque è sempre meglio che curarli. Per queste ed altre ragioni è consigliabile, prima e dopo una seduta di allenamento, di eseguire una serie di esercizi utili ad evitare sul nascere l’avvento di spiacevoli episodi.

Trattandosi di un’attività fisica, prima di entrare in acqua è opportuno che i muscoli si preparino ad affrontare la fatica con alcuni esercizi di riscaldamento, eseguendo varie ripetizioni per qualche minuto.  Allo stesso modo, una volta terminata la sessione, è importante passare ad una fase cool down (di defaticamento), permettendo alla muscolatura di raffreddarsi, prima del meritato riposo. Molti allievi hanno la cattiva abitudine di fiondarsi negli spogliatoi non appena mettono piede fuori dalla piscina. Personalmente, mi preoccupo di trattenerli in sala ancora un po’ per fare stretching – che consiglio di praticare anche nei giorni seguenti, poiché aiuta ad essere più agili e flessibili nei movimenti quotidiani. 


Capita che con qualche collega non si vada d’accordo, oppure che non vi sia piena sintonia sul da farsi. Finché questa situazione rimane confinata nella sfera delle antipatie personali, senza accavallamenti con l’evoluzione delle relazioni professionali, non ci sono particolari difficoltà a gestirla. In molti contesti si riesce a lavorare bene anche quando c’è distanza di vedute, purché si mantengano profili di serietà. 

Problemi, invece, sorgono quando le divergenze danno luogo a frizioni che sfociano in contrasti insanabili e assumono contorni pericolosi che vanno a minare la serenità in piscina. In tali circostanze, l’avvelenamento dei rapporti richiede un immediato chiarimento per superare i dissidi. Qualora non si addivenisse ad una risoluzione è opportuno che le strade si separino, perché lavorare a stretto contatto con un collega negativo può diventare a lungo andare insostenibile e deleterio.

Personalmente, cerco di instaurare relazioni distese con tutti, senza troppi slanci, almeno in una fase iniziale della conoscenza, non dando molto peso ad uscite infelici, atteggiamenti o parole fastidiose del collega. In caso di difficoltà sono sempre favorevole a trovare un compromesso utile, e se c’è possibilità di interloquire mi piace ascoltare anche un punto di vista diverso dal mio. Quando invece  gli impedimenti sono di altra natura, sulla quale non vi è possibilità di intervento, mi limito a mantenere rapporti di (forzata ma) civile convivenza lavorativa. 


Esercito la professione di Istruttrice di nuoto da un bel po’ e sono molto soddisfatta dei risultati raggiunti in questi anni di carriera. Di base dispongo di una buona formazione teorica e pratica, ed ho maturato diverse esperienze lavorando sia in gruppo che individualmente. Mi considero una professionista moderna, al passo con i tempi, costantemente aggiornata, aperta alle novità e con a cuore i progressi dei suoi allievi. 

Ho grande familiarità con la programmazione e l’organizzazione dei lavori di gruppo. Carisma e abilità relazionali - poi - completano il quadro di quelli che reputo essere i miei punti di forza. Coltivo da sempre una naturale inclinazione a lavorare con gli altri, programmando gli obiettivi in funzione delle qualità di ogni singolo membro del gruppo, valorizzandoli e rendendoli consapevoli delle capacità di cui sono in possesso. 

In questo arco di tempo, passato a stretto contatto con persone profondamente diverse tra loro, sono riuscita a conquistarmi la stima, la fiducia, l’affetto e quel “rispetto sul campo” a cui ogni istruttrice come me aspira. Ho sviluppato notevoli doti di leadership, che oggi mi garantiscono un tipo di risultato difficilmente realizzabile altrimenti. In particolare, nel lavoro con il singolo allievo, queste abilità mi consentono di chiedere ed ottenere sempre il massimo da ciascuno, riuscendo ad azionare leve motivazionali che lo conducono sulla strada del successo personale


Alcune delusioni professionali somigliano tantissimo a quelle sconfitte sentimentali che ti porti dietro per sempre. Sarà perché forse, quando ami davvero il lavoro che fai, oltre alla passione e all’impegno costante ci metti dentro anche il cuore.

Agli inizi della carriera mi è capitata un’avventura pazzesca. Ho avuto il privilegio di allenare un giovanissimo nuotatore di talento, un atleta con la stoffa da campione assoluto. Con i miei collaboratori ci accorgemmo subito che non si trattava di un allievo comune. Aveva forza, tenacia e in vasca faceva registrare tempi spaventosi. Quando capimmo che avrebbe potuto fare il salto di qualità, invitai un collega che ruota nell’orbita della nazionale di nuoto ad assistere ad uno degli allenamenti. 

L’anno successivo quell’incontro il ragazzo fu convocato per le selezioni europee e mi volle al suo fianco. In quell’attimo mi si aprirono le porte di un sogno. La possibilità di poter lavorare con un nuotatore professionista. Sfortunatamente, ad un mese dalle gare, il ragazzo fu coinvolto in un gravissimo incidente con l’auto che lo costrinse ad un lunghissimo stop. Il rientro non fu dei migliori e la carriera di quella giovane promessa si arrestò prima che potesse assaporare le luci della ribalta. Conservo ancora il ricordo di quei giorni di estrema felicità passati insieme, insieme all’amarezza successiva al tragico evento. Fatti che hanno lasciato un segno profondo nella mia carriera da Istruttore.


Di errori se ne commettono tanti, alcuni importanti, altri per lo più banali o di lieve entità. 

Dalla mia esperienza ho appreso che, nella maggior parte dei casi, si tratta di errori di carattere valutativo. Circostanze che, sotto molti profili, andrebbero gestite diversamente. Confrontandomi sull’argomento anche con altri colleghi, ho osservato che sono sbagli abbastanza comuni per un professionista che segue le evoluzioni di numerosi allievi, e in prevalenza scaturiscano da disattenzioni.

Chi allena, infatti, dovrebbe conoscere in anticipo quali sono le situazioni più complicate e ricorrenti che possono verificarsi in piscina, individuando a monte adeguati rimedi. Trattandosi di un tipo lavoro nel quale c’è un sapere trasmesso e un contatto umano alla base, sottovalutare un segnale o non accorgersi di eventuali errori di esecuzione da parte di uno o più allievi può comportare spiacevoli conseguenze sul piano della preparazione individuale e nell’apprendimento degli stili natatori. 

Dal canto mio, seguo con molta attenzione come si svolgono le attività in acqua, anche quando lavoro con un gruppo nutrito di persone. Controllo che ognuno si muova secondo le mie indicazioni e se qualcosa non va lo invito subito a rivedere l’esecuzione. Quando insegno uno stile, una tecnica o altro chiedo inoltre dei feedback a fine sessione, così da avere un quadro aggiornato dei progressi e le difficoltà riscontrate da ogni singolo allievo per poter poi suggerire correzioni.


Trasmettere concetti – ed in generale conoscenze acquisite (teoriche e pratiche) – è un’attività che va ben al di là della semplice ed automatica riproposizione di una tecnica efficace da seguire o di un modello valido di insegnamento da applicare. È qualcosa che in sostanza richiede grande consapevolezza di sé e del proprio agire all’interno di un contesto in cui l’istruttore assume le vesti di spirito guida. Come leader del gruppo si ha il dovere di educare e formare i propri allievi tenendo conto delle differenze personali che li contraddistinguono. Limiti e possibilità di un insieme eterogeneo di persone, alle quali si chiede di imparare a nuotare seguendo delle indicazioni. 

Diventa dunque di fondamentale importanza, più che di tecniche e metodi, parlare di approcci. Personalizzati, tagliati su misura per riuscire ad ottenere il massimo che si possa richiedere ad ognuno. Come?

Per motivare una persona devi sapere quali leve azionare. Molti dei processi dell’insegnamento possono essere standardizzati, è vero, ma è bene ricordare che non tutti gli allievi reagiscono alla stessa maniera agli input che ricevono. Per questa ragione tendo a differenziare il lavoro di ognuno, utilizzando registri comunicativi che variano in funzione del carattere e della personalità. Questa idea di insegnare nuoto al singolare, anche quando si svolge in un contesto corale, ha prodotto nel tempo risultati costanti sui quali continuo a costruire programmi futuri.


Informazioni, percorsi di studi, carriera e salario

Fare sport è importante per mantenere uno stile di vita attivo e tenere anche sotto controllo il peso. Il nuoto è uno sport molto apprezzato e adatto a tutte le età. Si può svolgere in piscina o anche all’aperto, in base alla specialità. Il nuoto è perfetto per godersi l’attività fisica anche nella stagione calda e, secondo molti studi, aiuterebbe a risolvere problemi di schiena e muscolari.

 Per cominciare a praticare questo sport, è necessario rivolgersi a un Istruttore di nuoto. Chi è? Cosa fa? Quanto guadagna? Come si diventa Istruttore di nuoto?

 L’Istruttore di nuoto è, innanzitutto, una persona appassionata di sport acquatici che è pronta a condividere con i suoi allievi le tecniche per godersi a pieno questo elemento. Negli ultimi anni, ogni Istruttore di nuoto si è specializzato in una tecnica diversa, seguendo un certo tipo di percorso e affiancando specifici sportivi.

Percorso di studio di un Istruttore di nuoto

Come si diventa Istruttore di nuoto? Si può esercitare questa professione solo se abilitati dal FIN, Federazione Italiana Nuoto. L’aspirante Istruttore deve quindi seguire un percorso di formazione di più di 100 ore che lo prepari a insegnare le tecniche di nuoto in tutta sicurezza.

 Si specializzerà in uno stile o in una disciplina precisa. Per accedere ai corsi sono necessari un attestato di idoneità sportiva non agonistica e la certificazione Sa Nuotare Due. Nel caso in cui l’aspirante Istruttore di nuoto non possegga quest’ultimo documento, dovrà sostenere un esame pratico sulla padronanza degli stili principali.

 L’aspirante Istruttore passerà attraverso diverse qualificazioni: Allievo Istruttore, che consente di insegnare nuovo in una Scuola Nuoto Federale affiancato da un supervisore, e poi Istruttore Base per insegnare senza limitazioni.

Sbocchi professionali di un Istruttore di nuoto

Grazie al brevetto di Istruttore di Base, l’insegnante di nuoto potrà svolgere la professione come libero professionista o come dipendente di strutture pubbliche o private, ma anche stabilimenti balneari.

Si tratta di una figura molto richiesta, anche in attività stagionali. Un Istruttore di nuoto può scegliere quale disciplina insegnare, a chi e a che livelli. Ci sono Istruttori di nuoto che si concentrano sull’insegnamento a bambini, anziani, persone che devono recuperare una certa forma fisica o anche ad atleti professionisti.

 Spesso gli Istruttori di nuoto che non seguono atleti a livello agonistico hanno anche un secondo lavoro, non sempre relativo allo sport. Questo per due motivi: come vedremo, non si tratta di una professione tra le più ben pagate in Italia e, in secondo luogo, spesso si tratta di un lavoro stagionale, a tempo determinato, ma anche che offre molto tempo libero se svolto da libero professionista.

Stipendio di un Istruttore di nuoto

 L’Istruttore di nuoto non guadagna tantissimo, soprattutto quando viene assunto dalle piscine comunali. Si stima infatti che qui il suo guadagno si aggiri circa sui 6 euro l’ora.

 In strutture private italiane, invece, secondo le ultime stime, un Istruttore base di nuoto guadagna circa 8 euro l’ora. Le lezioni private possono essere gestite a proprio piacimento, con prezzi che possono arrivare anche a 10 euro l’ora.

Solitamente, un Istruttore di nuoto in strutture comunali non guadagna più di 1000 euro al mese, così come uno stagionale non supera i 1500 euro. Di contro, i professionisti del settore che preparano i professionisti possono anche raggiungere i 3000 o 3500 euro al mese.

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