Domande e Risposte
La professione dell'Infermiera è a parer mio una delle professioni più interessanti e solidali, sebbene sia molto impegnativa e comporti tante responsabilità. La mia passione è iniziata quando da ragazza ho fatto volontariato presso un centro di anziani. Mi occupavo di diversi compiti: li intrattenevo organizzando attività ricreative, dialogavo con loro raccontando aneddoti, leggevo un libro, facevo la spesa e talvolta accompagnavo per una breve passeggiata le persone con difficoltà motorie. E' stata un'esperienza estremamente umana, che mi ha insegnato molte cose e mi ha indirizzato verso quella che sarebbe stata la professione più gratificante che possa esistere.
Il lavoro di un'Infermiera comporta tante sfide e a volte può capitare di sentirsi sopraffatti. Per me la cosa più difficile è la sensazione di impotenza e tristezza quando assisti alla morte di un paziente di cui ti eri preso cura. Vedere la famiglia perdere una persona cara è straziante. A volte mi prendo un momento per piangere, riflettere e ricordare il paziente. Nonostante la morte faccia parte del nostro lavoro risulta sempre difficile da accettare.
In genere noi Infermiere non vogliamo mai persuadere un paziente a fare qualcosa che non desidera, vorremmo che lo accettasse liberamente. Tuttavia, una volta ho fatto un patto con un bambino che se avesse mangiato la sua colazione avrei giocato dopo con lui ai videogiochi. Questo sistema ha funzionato e ha permesso che il bambino si nutrisse bene.
Il lavoro di Infermiere è stato riconosciuto come logorante e suscettibile ad elevati livelli di stress lavorativo sia per il coinvolgimento psicologico ed emotivo.
Trovo che il modo migliore per gestire lo stress da lavoro sia attraverso un'organizzazione meticolosa e attenzione ai dettagli. Facendo elenchi e dando la priorità a ciò che deve essere fatto durante la mia giornata, trovo che le attività che potrebbero sembrare opprimenti diventano più gestibili. Ciò mi consente anche di rimanere calmo e di rimanere concentrato su ciò che deve essere fatto quando si verificano situazioni impreviste. Inoltre a volte ricorro a qualche incontro di yoga.
A volte le persone che stanno male manifestano rabbia e frustrazione, specialmente questo capita con gli anziani. Una volta un paziente si è lamentato di me con il capo reparto perché secondo lui non gli prestavo abbastanza attenzione e cure. Mi sono fermata un attimo a riflettere sulle sue critiche, cercando di capire se avessi commesso qualche errore. Ho chiesto supporto al medico e insieme siamo andati a parlare con il paziente per cercare di capire il motivo della sua lamentela.
Si è cosi scoperto che il paziente aveva frainteso le parole del medico riguardo la sua cura, chiarito ciò, si è mostrato più gentile nei miei confronti e la situazione si è normalizzata.
Gli infermieri sono il collegamento tra medici e pazienti. Per cui devono avere buone capacità interpersonali per bilanciare le esigenze di ciascuno di essi.
L’operatore sanitario convive con la sofferenza, e la gestione del dolore è uno dei suoi compiti principali nell’ambiente ospedaliero. Il primo passo nella gestione del dolore è attraverso la sua valutazione, sebbene il dolore sia un’esperienza soggettiva. Esistono due tipi di dolore: il dolore acuto che inizia all’improvviso, ha una breve durata e scompare quando il corpo guarisce, ad esempio dopo un intervento chirurgico, o un’estrazione dentale, una frattura ecc., e il dolore cronico che dura da diversi mesi, può essere causato da un problema di salute come ad es. l’artrosi e colpisce spesso le persone anziane. Il primo passo da fare nella gestione del dolore è la sua valutazione. Attraverso specifiche domande al paziente e l'uso di scale di valutazione è possibile identificare le caratteristiche del dolore e adottare le misure più idonee per alleviarlo.
In tale situazione ritengo molto importante stabilire una comunicazione empatica con il paziente, mostrare un sincero interesse per lui e per il suo dolore, e avvalersi della collaborazione del team di riferimento per trovare il metodo più appropriato per alleviare il prima possibile la sofferenza del paziente.
Il dolore è una cosa spiacevole da sopportare, ed è necessario alleviarlo con terapia farmacologica. Quando il paziente si lamenta per il dolore lo comunico al medico e mi informo della terapia che sta prendendo. Nel frattempo rassicuro il paziente che si sta facendo tutto il possibile per ridurre il suo dolore e che presto starà bene
Ricordo un fine settimana durante il periodo natalizio. Ci siamo ritrovati con un numero elevato di pazienti e un numero ridotto di personale, temevo che non saremmo riusciti ad assistere tutti i malati.
Decisi di rimanere tre ore in più per coprire i turni dei colleghi assenti, e cosi hanno fatto anche alcuni Infermieri. E' stato un lavoro intenso per tutti ma alla fine siamo riusciti con soddisfazione ad occuparci di tutti i pazienti dando loro tutte le cure e le attenzioni necessarie.
Penso che una delle mie migliori qualità come Infermiera sia la mia capacità di entrare in perfetta sintonia con i pazienti. Saper ascoltare con attenzione quello che dicono, le loro preoccupazioni riguardo la malattia, i sintomi e il pensiero della famiglia lontana, diventando cosi per loro qualcuno con cui alleggerire le loro ansie, e questo ho notato li rende più sereni e più fiduciosi.
Mi piace lavorare in team perché spesso trovo che punti di vista diversi possono aiutarmi a trovare nuove soluzioni ad un problema. Tuttavia sono anche in grado di gestire il lavoro in modo indipendente, come capita quando mi ritrovo ad essere l'unico infermiere disponibile in quel momento a dare assistenza ad un paziente.
Penso che a tutti capitano le brutte giornate. Se la scortesia è un evento occasionale non farei nulla, lo ignorerei semplicemente. Se succede qualcosa di importante o questo si ripete nel tempo, contatterei il caposala e lo informerei della situazione.
Ricordo un episodio avvenuto lo scorso anno. Stavo svolgendo il mio lavoro nel reparto pediatrico e mi stavo prendendo cura di un bambino di 18 mesi. La mamma era tornata a casa per accudire l'altra figlia. Il bambino stava male e si lamentava. Quella sera ho trascorso con lui gran parte del mio tempo, giocando per distrarlo e tranquillizzarlo. Quando la madre ha chiamato per avere sue notizie ho messo il telefono accanto al bambino e lei ha potuto cosi sentire la sua vocina mentre lei gli cantava una canzoncina. La signora mi ha ringraziata commossa dicendomi che nessuna infermiera aveva fatto questo prima durante il ricovero del bambino. Ed io mi sono sentita utile e gratificata.
Ricordo una volta un caso difficile di un paziente che era stato ricoverato a causa di un'infezione. Si trattava di un paziente con un passato di ansia e attacchi di panico. Dopo qualche giorno dal ricovero, ha cercato su internet notizie riguardo la sua problematica, dove era trattata con un altro tipo di farmaco, e quindi si era convinto che la cura che stava facendo in ospedale non era idonea al suo caso. Ho provato a tranquillizzarlo e a spiegare con pazienza che la terapia era esatta e consolidata da anni di uso. Si mostrava però ancora scettico e ansioso, quindi mi sono confrontata con il mio manager suggerendo di chiedere al medico di reparto di intervenire. Questa fu infatti la soluzione migliore, il medico di reparto decise di parlare e tranquillizzare il paziente. Tutto si risolse velocemente e senza ulteriori problemi.
La professione di Infermiera richiede molto impegno e dedizione, ma per me è una delle più gratificanti. Essere un’infermiera mi dà il privilegio di aiutare gli altri nei momenti vulnerabili della loro vita, e se riesco a tornare a casa dopo il mio turno sapendo di aver alleviato le sofferenze di qualche paziente, o di aver dedicato un po' di tempo ad ascoltare le preoccupazioni di qualche familiare ed essere riuscita a rassicurarli, mi sento gratificata e orgogliosa. Amo inoltre la scienza medica e trovo stimolante ed importante tenermi sempre aggiornata.
All’interno dell’ambito ospedaliero, cosi come in qualsiasi contesto di team, talvolta possono verificarsi momenti di discussione. Ricordo qualche tempo fa, la mamma di una ragazza che aveva subito un intervento, mi confidò di essere preoccupata perché secondo lei l'Infermiera che assisteva la figlia non era abbastanza presente nel monitorare la respirazione. La mia collega aveva in effetti tanti altri pazienti assegnati e cercava di fare del suo meglio per dedicare attenzione a tutti, secondo le necessità e priorità. In quel momento io stavo sostituendo la collega che era in pausa pranzo. Al momento ritenni opportuno informare la mia collega del problema fatto presente dalla mamma della paziente, ma senza alcun giudizio o rimprovero. Lei si è comunque turbata e con modi scostanti mi ha detto che non era compito mio dirle nulla in merito al suo lavoro. Poi ha avuto modo di parlare con la madre della paziente, ha cercato di rassicurarla, e dopo aver capito che si trattava di una madre ansiosa mi ha ringraziato per averla aiutata a migliorare la situazione con la paziente e si è scusata per la sua reazione istintiva.
La crisi è la manifestazione di una sofferenza da parte del paziente che può avere diverse origini. In generale saper distinguere il tipo di crisi in atto è importante per la successiva scelta dell’intervento da porre in essere o, di converso, da evitare.
Immaginiamo ad esempio di aver a che fare con una crisi convulsiva generalizzata, che è tra le più temute poiché giunge a sorpresa ed ha una forte incidenza emotiva sulla persona. In questi casi si verificano attacchi caratterizzati da difetto di ossigenazione e contrazione dell’intero apparato muscolare che provocano una flessione del capo in avanti o una caduta improvvisa. Saper agire è dunque fondamentale.
Personalmente mi atterrei alle linee guida dettate dal sistema nazionale, che prevedono di proteggere il soggetto da eventuali lesioni della testa o del corpo, senza provare a rialzarlo o spostarlo dalla sua posizione; di aiutarlo a respirare, allentando oggetti che stringono (come cinture o indumenti), evitando nella maniera più assoluta di aprirgli la bocca per praticare una respirazione artificiale o dargli da bere; dopo la crisi, di posizionarlo su un fianco per favorire la fuoriuscita di liquidi (vomito o saliva), attendendo che riprenda conoscenza, controllando i parametri vitali per verificare eventuali shock, stando sempre pronta, se gli attacchi dovessero ripresentarsi, ad intervenire con la procedura d’emergenza (che prevede anche l’intubazione in alcuni casi).
Costruire buoni rapporti con gli altri Operatori - colleghi, medici e OSS - è da considerarsi a tutti gli effetti parte integrante delle attività di un Infermiere, poiché favorisce il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Poter contare sul fatto che ognuno, all’interno del gruppo, svolgerà correttamente i propri compiti è un plus per qualsiasi professionista, dato che - tra le altre cose - diminuisce il carico di lavoro soggettivo e le relative pressioni. L’equipe è dunque una risorsa non indifferente: per il personale, in quanto si riescono a prevenire eventuali rischi di isolamento o di burnout, e per la stessa struttura sanitaria, che grazie al lavoro coordinato di più persone può garantire una miglior assistenza ai suoi pazienti.
Gli Infermieri hanno il dovere di mettere da parte eventuali ostilità, di carattere personale o lavorativo, collaborando in maniera distesa e serena con le altre figure professionali presenti nel team. Pertanto, nel mio impegno quotidiano utilizzo un approccio non conflittuale, improntato sul rispetto dell’altrui opinione e sul dialogo costruttivo, orientando le mie scelte nell’esclusivo interesse della salute del paziente. Qualche divergenza c’è sempre ma, tutto sommato, se affrontate con lo spirito giusto si superano senza grosse difficoltà.
Informazioni, percorsi di studi, carriera e salario
L'Infermiere è una figura professionale che si occupa dell'assistenza sanitaria di un paziente. Il suo lavoro consiste nel recupero dello stato di salute di una persona, attraverso riabilitazione, terapie e prevenzione.
Diventare un Infermiere non vuol dire solo curare i malati, ma anche sostenerli, educarli e comunicare con loro. È un mestiere faticoso, ricco di imprevisti e che richiede tutta una serie di abilità. Alcune si imparano con gli anni di esperienza, altre sono più forme di predisposizione.
Percorso di studi di un Infermiere
Il primo passo è accedere ai corsi di Laurea in Scienze Infermieristiche, a numero chiuso, e prendere la laurea triennale. Il corso si divide in lezioni teoriche, esercitazioni e una sessione di tirocinio. Lo studente è obbligato a frequentare la maggior parte delle materie presenti nel piano di studi. Questo titolo abiliterà l'Infermiere a lavorare in tutta Europa.Conclusa la laurea triennale, lo studente può decidere di proseguire iscrivendosi a un indirizzo magistrale e, di seguito, a un dottorato di ricerca, oppure può cominciare a lavorare. Verrà in questo ambito affiancato da un tutor che gli insegnerà a identificare le necessità del paziente, pianificare la cura, intervenire sulla sua salute e monitorare le condizioni dell'individuo.
Per esercitare la professione di Infermiere bisogna iscriversi alla FNOPI, Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche. Una volta entrato a fa parte dell'albo, l'Infermiere può lavorare in enti pubblici, superando gli appositi concorsi, in strutture private o anche operare come libero professionista attraverso l'apertura della Partita IVA. L'Infermiere, in ogni caso, dovrà superare delle selezioni e dimostrare di essere idoneo a esercitare la professione.
Sbocchi professionali di un Infermiere
Un Infermiere può esercitare la professione in diversi ambiti e continuare la propria formazione per cercare nuovi sbocchi di carriera.Un Infermiere può lavorare in pronto soccorso e accogliere i pazienti in base alla loro emergenza, in terapia intensiva monitorando in continuazione i parametri vitali delle persone, in sala operatoria, in strutture specializzate nella cura di determinate patologie, a domicilio o anche nei laboratori di ricerca. Con la laurea triennale l'Infermiere può operare solo in strutture prettamente cliniche, mentre, proseguendo gli studi, può accedere anche a professioni di tipo manageriale o più specifiche, come nei laboratori di ricerca, nell'insegnamento, in medicina legale e forense.
Salario di un Infermiere in Italia
Il mestiere dell'Infermiere non è tra i più pagati nel nostro paese. Lo stipendio, poi, dipende da diversi fattori, tra cui esperienza, regione e luogo di lavoro, se privato o pubblico, se in ambienti clinici o al di fuori. All'inizio della sua carriera, un Infermiere che opera in una struttura privata guadagna circa 1300 euro al mese netti, mentre in cliniche pubbliche si arriva anche a 1500 euro.Purtroppo, gli stipendi destinati agli Infermieri in Italia sono tra i più bassi in Europa: si stima che in Francia un Infermiere a metà della sua carriera guadagni anche più di 2500 euro al mese, mentre in Germania anche intorno ai 3000 euro mensili.
In Italia, chi guadagna di più sono i dirigenti infermieristici esperti e gli operatori degli elisoccorsi.
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