Avvocato

Domande e Risposte

Mi sono proposto all’attenzione dello studio perché è da un po’ che seguo con trasporto il lavoro che fate ed il modo in cui esercitate questa bellissima professione. Sono affascinato dalla filosofia che contraddistingue la vostra attività forense e dal grande contribuito degli avvocati che vi collaborano, verso i quali nutro una profonda stima. Ammiro molto come vengono gestiti i rapporti interni, con i colleghi di controparte e, più in generale, nei riguardi delle persone che ruotano intorno allo studio: dai partner associati fino all’ultimo dei clienti. È un approccio delicato e allo stesso tempo complesso, che trovo davvero stimolante.

Sono fortemente convinto che la possibilità di lavorare a stretto contatto con un team di professionisti del vostro spessore, di poter studiare da vicino casi particolari e di interesse diffuso, sia la migliore opportunità di crescita per un giovane ambizioso come me, che ha tanta di voglia di fare bene e di formarsi per diventare uno stimato avvocato.

Prima di elaborare una strategia difensiva compio un’attenta analisi degli avvenimenti cercando nelle circostanze i primi appigli (giuridici e non) funzionali alla causa. Stabiliti i passi da compiere, imposto la difesa secondo alcuni schemi consolidati, mettendo nero su bianco quelli che sono i cardini intorno a cui ruotano le vicende. 

Nella stesura di una memoria difensiva, in genere inserisco tutti gli elementi utili ad evidenziare le ragioni della parte che assisto. Mediante questo atto processuale, in altre parole illustro ai giudici – per iscritto – la posizione del mio cliente sui punti di fatto e di diritto oggetto della controversia.

Sto attento inoltre anche ad eventuali vizi dell’atto o procedimenti, che potrebbero servire nell’ottica di un annullamento. 

Tuttavia è un discorso che varia di caso in caso. Nel processo penale, ad esempio, la difesa può limitarsi anche e semplicemente ad un mero atteggiamento passivo, nel senso di respingere e rigettare le eventuali accuse senza la necessità di provare l’innocenza dell’imputato. Ciò è possibile in quanto, in questo tipo di azione è l’accusa, ovvero il pubblico ministero,  che ha il compito di dimostrare la colpevolezza dell’incriminato. 

Succede che le cose non vadano come previsto. 

In linea di principio, quando un cliente mi sottopone una questione o ha bisogno della mia assistenza per difendersi in giudizio cerco sempre, con molta chiarezza, di prospettargli in anticipo gli scenari possibili a cui si può andare incontro. Nel ventaglio delle ipotesi inserisco anche una eventuale pronuncia contraria o sfavorevole del giudice in ordine alle nostre richieste.

È opportuno specificare però che, quando si è insoddisfatti del risultato, non esiste una soluzione adatta ad ogni circostanza. Nell’incoraggiare o scongiurare un’ulteriore azione entrano in gioco tantissimi fattori che non permettono di farne un discorso di carattere generale.  Ad esempio, se si è sconfitti in primo grado, e non ci sono elementi che possano ribaltare il pronunziamento in appello, sto attento a non trasmettere false speranze al mio assistito per evitargli ulteriori delusioni. Quando invece è la misura del risultato ottenuto (il quantum) ad essere ritenuta insoddisfacente, vagliamo insieme, attraverso un’attenta analisi dei pro e  dei contro, se ci sono margini da spuntare in un grado successivo di giudizio.

Tra i principali doveri richiesti ad un Avvocato, oltre al ruolo di assistenza legale e rappresentanza processuale (necessaria),  c’è quello di agire nel pieno interesse del proprio cliente. In virtù di questo principio, cerco di essere sempre all’altezza delle aspettative ed in grado di fornire la migliore difesa possibile, prestando attenzione in aula ad ogni minimo particolare, studiando bene e sfruttando all’occorrenza i dettagli del processo che possano favorire la posizione del mio assistito. Nel fare ciò utilizzo in genere un approccio altamente tecnico e orientato al risultato. 

I miei riferimenti infatti sono (quasi esclusivamente) di carattere teorico, dottrinale, giurisprudenziale e legislativo. Non amo insomma le perdite di tempo. Per questo evito, tutte le volte che mi è possibile, di far scadere la discussione dibattimentale in inutili o poco proficue provocazioni. Preferisco concentrarmi sui fatti, dando respiro a tutte le questioni che potrebbero avere rilevanza ai fini processuali. In questo mio agire provo a dare il meglio di me.


Ho cominciato a preoccuparmi della gestione dello stress prima ancora che iniziassi ad esercitare la professione di Avvocato.  Le prime tensioni le ho avvertite durante il percorso universitario, quando dedicavo intere giornate alla preparazione di esami fondamentali come diritto civile, penale o le due procedure.

In linea di massima, faccio attenzione a non accumulare carichi di lavoro eccessivi, evito di organizzare piani con orari sballati o di tirar tardi la notte se non necessario. So che oltre un certo grado di resistenza non mi conviene spingere fisico e cervello, soprattutto per non compromettere eventuali possibilità future di recupero. 

Divido pertanto il lavoro per step programmatici, con obiettivi intermedi più o meno difficili da raggiungere, ai quali attribuisco delle tempistiche reali. Nel computo del tempo inserisco un discreto margine di tollerabilità, che tiene conto anche di possibili imprevisti. Dunque, se tutto va come dovrebbe, potrei trovarmi a dover gestire al massimo un paio di giornate no nell’arco di un semestre. Tuttavia, è anche vero che un piano di questo tipo richiede tanta costanza e pochissime distrazioni.

Quando ho deciso di intraprendere gli studi di Giurisprudenza, dopo il il liceo, avevo ben chiare le conseguenze di questa scelta. Ero stato avvisato da amici che non sarebbe stata una passeggiata, sia il percorso in sé che il post-laurea. La libera professione però, in particolar modo quella di Avvocato, mi ha sempre affascinato. Sono consapevole del fatto che per ottenere determinati risultati siano necessari sacrifici – a volte anche importanti, in termini di qualità della vita privata – che alla lunga possono diventare difficili da gestire. Non aver orari precisi, come un normale dipendente, presenta numerosi vantaggi ma bisogna stare attenti a non perdere il passo. 

Per ciò che concerne affetti e vita familiare, fortunatamente, anche a seguito di alcune incomprensioni passate, ho trovato un equilibrio stabile nel rapporto di coppia, in quanto io e la mia compagna siamo sulla stessa lunghezza d’onda in ordine all’affermazione personale. Pertanto, se per motivi di lavoro dovessimo essere impossibilitati a partecipare a qualche uscita con gli amici o una cenetta romantica fuori ce ne faremmo una ragione. Ci sarà tempo per recuperare. Di norma però, a parte situazioni straordinarie, cerco di rimanere allo studio l’intera giornata lavorativa anche se non c’è qualcosa di urgente o in scadenza, concentrando le energie per portarmi avanti con il lavoro dei mesi a venire.

Vado molto fiero del mio lavoro e delle battaglie che conduco in tribunale.

Tempo fa ho assistito e difeso una persona dall’accusa di stalking. Un’imputazione pesante poiché riguarda un reato con pene molto severe, che possono prevedere fino a 5 anni di reclusione. 

A denunciare il cliente era stata la sua ex moglie, che all’epoca dei fatti viveva nella casa di famiglia insieme al figlio della coppia. In primo grado il mio assistito ricevette una condanna a 16 mesi di reclusione senza condizionale. Si decise di impugnare la sentenza e ricorrere in appello senza esitazioni, poiché i fatti rappresentati nel processo non corrispondevano al vero. C’erano una serie di circostanze sulle quali non era stata fatta abbastanza chiarezza; in buona sostanza, il fatto di recarsi presso l’abitazione della donna non era dettato da motivi persecutori ma dal desiderio di incontrare il figlio. Pertanto si trattava di un comportamento del tutto legittimo.

La Corte d’appello accolse in pieno la mia tesi difensiva, ribaltando la sentenza e derubricando il reato in molestie, infliggendo alla fine soltanto una pena di carattere pecuniario.

Informazioni, percorsi di studi, carriera e salario

Il lavoro di Avvocato è molto richiesto nel nostro paese. Si tratta di un professionista che si occupa di consulenze e assistenza in ambito legale, in modo da tutelare i diritti dei propri clienti.

L’Avvocato può agire in diverse situazioni: legate ai divorzi, alle famiglie, all’ambiente, al lavoro, ai crimini, alle truffe e persino all’apertura di un semplice sito internet. Questi sono solo alcuni degli ambiti in cui potrebbe essere necessario l’intervento di un Avvocato. 

Ciò che caratterizza un Avvocato è la sua iscrizione all’albo, che lo rende adatto a svolgere la professione di esperto in diritto. 

Di base, il lavoro dell’Avvocato si divide in due principali attività: consulenza legale e rappresentanza in tribunale. In particolare, il primo compito consiste nel fornire al cliente tutte le informazioni circa i suoi diritti, doveri e suggerimenti su come esercitare e rivendicare i propri diritti; attraverso il secondo compito, la figura professionale di cui stiamo parlando deve presentare al giudice documenti, prove e argomentazioni a favore della parte assistita, in modo che gli organi giudicanti possano essere a essa favorevoli.

Le abilità richieste a un Avvocato sono molteplici, a partire dall’approfondita conoscenza di leggi, norme, codici giuridici. L’Avvocato, poi, deve avere ottime doti di comunicazione, non solo per consentire al proprio cliente di comprendere le procedure legali a cui sta andando incontro, ma anche per convincere i giudici a esprimere un giudizio favorevole nei confronti del cliente.

Deve quindi possedere doti di persuasione e guidare le decisioni degli organi di giudizio a proprio favore, ma anche di negoziazione per offrire la migliore risoluzione possibile al proprio cliente.

Percorso di studi per diventare Avvocato

Per intraprendere la carriera di Avvocato è necessario conseguire una laurea in giurisprudenza. Attraverso questo percorso di studi, che dura in genere quattro anni, lo studente apprende il diritto privato, romano, costituzionale, civile, penale e molte altre branche.

Al termine di questo percorso, è necessario acquisire l’abilitazione per poter esercitare la professione di Avvocato. Per ottenerla, lo studente deve affrontare un periodo di praticantato presso uno studio legale e poi sostenere un esame molto complesso. 

Una volta ottenuta l’abilitazione, il giovane Avvocato può cominciare ad assistere i clienti. E’ importante ricordare che la formazione di questa figura professionale deve essere continua ed è necessario continuare ad aggiornarsi man mano che le leggi cambiano.

Sbocchi professionali per un Avvocato

Un Avvocato può esercitare la professione in studi legali, come difensore pubblico o pubblica accusa, ma anche in uffici legali di aziende, enti e organizzazioni. In alternativa, una volta diventato un professionista, può decidere di avviare un proprio studio legale. 

Ogni Avvocato può scegliere la sua specializzazione, offrendo i suoi servizi in uno specifico ambito di diritto.

Altrimenti, un Avvocato può puntare più in alto e diventare giudice. Si tratta di un percorso complesso che richiede ulteriori studi, esami e abilitazioni.

Stipendio di un Avvocato in Italia

Un Avvocato guadagna più della media di altri lavori in Italia, ma meno rispetto ad altri paesi in Europa. Si parte dai praticanti che guadagnano al massimo 6000 € all’anno. Un Avvocato dipendente in un ufficio o studio legale guadagna circa 35.000 € all’anno. Tuttavia, continuando la propria formazione e specializzandosi, ci sono Avvocati italiani che raggiungono anche i 150.000 € l’anno.

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