Osteopata

Domande e Risposte

Gli Osteopati diagnosticano curano e alleviano i disturbi che colpiscono il sistema muscolo-scheletrico del corpo. Forniscono trattamenti manuali e terapie tra cui massaggi, stretching e manipolazione dei muscoli e delle articolazioni.

Il primo compito dell’Osteopata è raccogliere informazioni, quindi:

  • Conoscere la storia medica del paziente
  • Osservare mentre esegue semplici movimenti
  • Esaminare il paziente utilizzando la manipolazione per identificare i blocchi o le disfunzioni che causano malessere
  • Fare una diagnosi ed elaborare un piano di trattamento individuale
  • Usare le mani per eseguire le varie tecniche di trattamento
  • Dare degli esercizi da eseguire a casa e consigli sul cambiamento dello stile di vita per migliorare la salute e il benessere
  • Indirizzare se necessario il paziente da altri specialisti

La durata del trattamento dipende dalla tipologia del problema e può variare da alcune settimane a due tre mesi circa.

Sarebbe presuntuoso affermare che l'Osteopatia sia la panacea a tutti i mali. I fallimenti di un trattamento possono avere diverse cause relative al paziente, al terapeuta e a indicazioni errate.

L'Osteopatia è prima di tutto una tecnica di guarigione. Un terapista pur possedendo una buona tecnica può talvolta non trovare la vera causa del malessere del suo paziente. Un trattamento Osteopatico, se non fornisce la soluzione desiderata, generalmente dona al paziente un certo benessere e non è mai dannoso, cosa che non si può dire per tutte le altre terapie.

Ci sono molti aspetti del mio lavoro che lo rendono interessante e allo stesso tempo piacevole da realizzare. Per quanto mi riguarda, sono profondamente innamorato della filosofia di fondo che lo contraddistingue e ne determina l’approccio concettuale e operativo. 

L’osteopatia, in linea di principio, considera ed analizza il corpo nella sua complessità; non come un ammasso indistinto di carne ed ossa ma, invero, come la somma di più pezzi che si completano a vicenda e stanno in piedi unitamente. La persona è vista nella sua totalità, ovvero nella fantastica unione di corpo, spirito e cervello. Di conseguenza, anche la sintomatologia che la investe viene inquadrata e qualificata tenendo conto di ciò. Potrei soffermarmi sulla bellezza di questo aspetto per indicare ed evidenziare i lati più significativi e affascinanti. Tuttavia, per completezza, mi preme aggiungere al precedente un ulteriore tassello rilevante – altro punto cardine dell’osteopatia – che ritiene il corpo in grado di auto regolarsi in situazioni di scombussolamento interno e di guarirsi. 

Due capacità sorprendenti sulle quali riveste un peso notevole l’intervento dell’Osteopata che, grazie alla stimolazione di alcune aree del corpo, innesca nell’individuo meccanismi di auto guarigione. Ed è proprio l’insieme di queste specificità che mi fa amare la mia professione.



Dopo aver conseguito la licenza liceale mi trovavo davanti un bivio: seguire la strada che avevano tracciato per me prof. e genitori (studiare lettere moderne per insegnare nelle scuole) o assecondare un desiderio che coltivo sin da ragazzina: rendere felici le persone grazie al mio lavoro.

Ho scelto di iscrivermi ai corsi per diventare un’Osteopata in quanto la reputo una professione in linea con le mie attitudini, che mi consente di realizzare pienamente le mie aspirazioni. Sono sempre stata affascinata dall’osteopatia poiché si tratta di una scienza che ti connette in tempo reale con lo stato di salute del paziente, evidenziando il mancato o ridotto benessere psico-fisico che lo affligge, e in particolare perché si esercita attraverso il contatto fisico, agendo su determinate aree del corpo. In buona sostanza, il fatto che per curare da un malessere una persona possa bastare l’uso sapiente delle mani mi rende davvero orgogliosa della scelta fatta. Questo pensiero però non va inteso o interpretato come uno spot contro l’utilizzo dei farmaci. Tutt’altro. Per alcune patologie l’impiego di una cura farmacologica risulta essenziale per salvaguardare la vita di un soggetto. Piuttosto, ritengo che quando sussista la possibilità di intervenire in maniera naturale sia la soluzione da preferire per risolvere un problema.  


L'Osteopatia si basa su un approccio olistico, considera quindi l'individuo nella sua globalità. Può essere utile nel trattamento di varie disfunzioni del corpo:

  • disturbi dell'apparato muscolo scheletrico, nei dolori cervicali, lombari, ernia del disco, schiacciamento vertebrale, nei traumi, contratture muscolari, distorsioni alla caviglia, ecc
  • disturbi dell'apparato digestivo, come ad es. ernia iatale, colite, stipsi
  • disturbi dell'apparato genito-urinario
  • dell'apparato circolatorio
  • dell'apparato neurologico, come mal di testa, disturbi del sonno ed altre situazioni

Gli Osteopati ritengono che la salute e il benessere si basino sul lavoro cooperativo di scheletro, muscoli, legamenti e tessuti connettivi. Usano tecniche di manipolazione tattile e fisica, stretching e massaggio per cercare di alleviare la tensione muscolare, migliorare l'afflusso di sangue e l'innervazione ai tessuti e aiutare i processi di guarigione del corpo.

Gli Osteopati visitano pazienti di tutte le età, inclusi anziani, donne incinte, bambini e atleti professionisti. I pazienti si rivolgono agli osteopati per affrontare un'ampia varietà di problemi fisici, tra cui:

  • Mal di schiena
  • Lesioni da stress ripetitivo
  • Cambiamenti nella postura durante la gravidanza
  • Problemi posturali dovuti alla guida o allo stress lavorativo
  • Dolore causato dall'artrite
  • Lesioni sportive

Le principali competenze che un Osteopata deve possedere sono:

  • conoscenza approfondita dei principi dell'osteopatia
  • conoscenze delle tecniche manipolative
  • deve essere in grado di effettuare una valutazione e diagnosi
  • deve possedere buone abilità comunicative, affidabilità e senso di responsabilità
  • saper creare un rapporto di fiducia con il paziente

Durante il primo incontro effettuo l’anamnesi del paziente, raccolgo più informazioni possibili sul motivo della sua consultazione, sullo stato di salute, di eventuali trattamenti in corso e sugli aspetti più rilevanti della sua vita: se ha subito dei traumi, se ha avuto malattie reumatiche, infettive, ecc. Completata l’anamnesi procedo con l’osservazione della mobilità globale e specifica per vedere se ci sono limitazioni nei movimenti o dolore durante l’esecuzione. Una volta conclusa la fase dell’osservazione e valutazione, e aver individuato la zona da trattare, informo il paziente della sua situazione e del trattamento più idoneo al suo caso. Le tecniche di trattamento saranno adattate al tipo di paziente e alla diagnosi.

Credo che la capacità di comunicazione e l’ascolto attivo siano molto importanti, in quanto le persone che mi contattano sono persone preoccupate per i loro problemi e hanno bisogno di essere accolte con cordialità e comprese con empatia. L'ascolto attivo mi permette di capire bene i problemi dei miei clienti ed intervenire con obiettivi mirati.

ll trattamento osteopatico può aiutare nel recupero e alleviare il dolore associato a una vasta gamma di condizioni e disturbi comuni. Le condizioni più frequenti che mi capita di trattare riguardano il mal di schiena, rigidità del collo, mal di testa, disturbi articolari, contratture muscolari, schiacciamento delle vertebre, problemi di sciatica, e gomito del tennista. Il tipo di trattamento naturalmente varia in base al paziente e alla diagnosi.

Il caso più impegnativo di cui mi sono occupata in carriera è quello relativo ad un paziente minorenne (16 anni). Da circa tre anni soffriva di una forma di cefalea caratterizzata da forti pressioni che dall’asse frontale si estendevano fino alla zona occipitale. Una condizione che da lieve, nel giro di pochi mesi, si era trasformata in invalidante, tanto da costringerlo a rinunciare alle uscite con gli amici e dal praticare regolarmente attività sportiva a livello agonistico. 

Dal colloquio conoscitivo sono emersi alcuni dettagli interessanti, come il fatto che il dolore migliorava svolgendo qualche leggero esercizio fisico, mentre si ripresentava in maniera prepotente quando si dedicava alla preparazione di un’interrogazione o di un compito in classe. Il ragazzo mi aveva raccontato anche di alcune lesioni traumatiche agli arti inferiori subite durante le partite di rugby, ed in particolare di una caduta in gara alla quale ricollegava l’insorgere dei primi fastidi.

Dopo un’attenta anamnesi ed una serie di esami strutturali, ho iniziato a praticare un trattamento manipolativo osteopatico (OMT) sulla zona interessata con cadenza bisettimanale. A distanza di quindici giorni i dolori si erano acuiti, raggiungendo il picco allo scadere delle terza settimana di terapia. Da lì in avanti la sofferenza è progressivamente diminuita fino a stabilizzarsi del tutto, assestandosi ad un livello tollerabile, senza dover ricorrere all’utilizzo di farmaci.  

Un’amica di vecchia data mi contattò per raccontarmi delle sofferenze fisiche che affliggevano il figlio ventenne. Il ragazzo da alcuni mesi lamentava un forte dolore all’altezza della scapola sinistra che gli impediva di svolgere serenamente il suo lavoro di artigiano. Il fastidio era accompagnato da tosse e un leggero affanno, tant’è che, preoccupatisi potesse trattarsi di qualcosa di grave, si erano rivolti ad uno specialista, il quale, dopo aver eseguito una serie di accertamenti (tutti fortunatamente dagli esiti negativi), aveva suggerito, in abbinamento ad un leggera terapia farmacologia per tenere a bada le fitte, un breve ciclo di massaggi.

Questa cura, sulla cui efficacia ho nutrito dei dubbi sin dall’inizio del racconto, aveva apportato dei miglioramenti soltanto durante le sedute, ma a distanza di qualche giorno il dolore tornava a farsi sentire.  Ho chiesto alla mia amica di interrompere la telefonata e di richiamarmi per fissare un appuntamento con il figlio la settimana seguente. Dopo un’attenta chiacchierata col ragazzo sono riuscita ad individuare con estrema precisione la causa della sintomatologia ed in 4 sedute, tramite interventi manipolativi di disfunzioni somatiche a livello costale, il problema si è definitivamente risolto.

Circa un anno fa venne a trovarmi allo studio un signore sulla quarantina che, a seguito di un incidente stradale, aveva riportato un trauma da schiacciamento con fratture plurime. Dopo alcuni mesi di degenza ospedaliera e cure riabilitative, mi racconta di esser tornato alla vita di tutti giorni. A distanza di un anno da quegli eventi però aveva iniziato a riscontrare un peggioramento delle condizioni, con l’insorgenza di dolori localizzati sulla zona dorsale e a livello cervicale. Ciò aveva provocato un ridimensionamento delle normali attività, con forti disagi in ambito lavorativo. In ospedale gli fu prescritto un mix di antinfiammatori e antidolorifici, ma le fitte rimanevano e in breve si manifestarono anche problemi di insonnia. 

Dagli esami condotti individuai una serie di blocchi articolari sui quali intervenni con terapia manipolativa. Dopo quattro sedute le fitte si ridussero e tutto sembrava muoversi verso una risoluzione del problema. Suggerii di completare il percorso, proseguendo con un altro ciclo di 4 sedute. Il paziente, convinto che fossero sufficienti gli interventi effettuati, non si presentò agli incontri successivi. Lo contattai per rinnovargli l’invito a ritornare ma non volle ascoltarmi. Anzi, mi rassicurò dicendo che procedeva tutto per il meglio. Fui felice ma non persuaso del fatto che la problematica fosse risolta.  Dopo un trimestre dall’ultima visita, non fui sorpreso quando telefonò per fissare un nuovo appuntamento. 

Se per fallimento consideriamo anche l’interruzione di un trattamento – quindi situazioni non strettamente collegate al significato di piena riuscita dell’intervento – ammetto che mi è capitato di non riuscire a completare un ciclo terapeutico a causa di alcuni disturbi della sfera psicologica del paziente, il quale mi aveva edotto della problematica e messo in guardia sulle reazioni a cui sarei andato incontro. Nell’evoluzione dei fatti, in due appuntamenti il ragazzo ebbe delle crisi di panico che lo spinsero prima a non presentarsi per un mese agli incontri, e poi ad abbandonare del tutto la terapia. Insomma, ho assistito al manifestarsi di un malessere che ha scatenato delle complicazioni sulle quali, mio malgrado, non sono riuscito a trovare un rimedio. In questo, con molta onestà, sento di aver fallito.

È un’esperienza che tuttavia mi ha segnato nel profondo, essendo coinvolto sia come persona che in qualità di professionista, e mi ha spinto a condurre delle riflessioni sul mio ruolo, sulla gestione di alcuni soggetti e sulle modalità di intervento. Sotto questo profilo è stato un fallimento costruttivo. Ho maturato la convinzione che l’osteopata debba elaborare un metodo che in casi come questi gli consenta di poter interagire col paziente, facendolo sentire protetto e sicuro in maniera tale da riuscire a completare il trattamento.

Non mi meraviglierei se accadesse e in tal caso sarei pronta a spiegare perché si verificano certi fenomeni. È il caso pertanto di fare chiarezza sull’argomento.

In linea di massima un peggioramento delle condizioni del paziente, durante un ciclo terapeutico, è una situazione abbastanza normale che si verifica di frequente. Con il trattamento osteopatico – il più delle volte – si interviene direttamente nella zona sintomatica, dove insorgono i dolori. Spesso però si agisce anche in altri punti (delicati) del corpo. Aree che si ritengono scatenanti, ovvero in grado di determinare il sintomo. In alcuni casi ancora l’osteopata non opera in maniera localizzata ma esegue un’azione a più ampio raggio, lavorando ad esempio su intere strutture ossee e non necessariamente dove si lamenta il fastidio. 

Questo agire diffuso può comportare un temporaneo peggioramento dello stato generale. Ma si tratta per l’appunto di una situazione passeggera, generata anche dal fatto che le sedute hanno bisogno di un periodo di assestamento, che non possono essere tenute a distanza troppo ravvicinata tra loro, per dare modo al corpo di reagire positivamente al trattamento. Ed è proprio nelle fasi di azione o di intervallo che si manifestano i nuovi dolori. Occorre non fermarsi all’apparenza ma puntare all’obiettivo finale, che di norma è un miglioramento complessivo delle condizioni di salute.

Per un’Osteopata sono tanti gli aspetti degni di essere menzionati, come ad esempio la scelta della terapia migliore o il modo di condurre le sedute. Tuttavia, per grosse linee, volendone indicare uno ed uno soltanto, data la mia esperienza ritengo che la gestione del paziente sia tra quelli più complicati ed impegnativi. Bisogna partire da un assunto: ogni persona ha delle peculiarità che la rendono a suo modo unica. Anche nell’affrontare l’inabilità o il dolore, e di conseguenza un trattamento. Questo fattore, all’apparenza scontato, determina in realtà una serie di differenze nei casi affrontati di non facile soluzione.

Nell’ambito delle cure sanitarie, si ritiene che l’osteopatia applichi un approccio centrato sul paziente, ovvero un rapporto caratterizzato dalla complessa relazione che viene ad instaurarsi tra quest’ultimo ed il medico in cui le decisioni sul da farsi sono condivise tra le parti al fine di trovare un rimedio adeguato. Ed è in questo tipo di confronto - finalizzato al superamento del problema, e dove vengono presi in considerazione anche i risvolti (sociali e psicologici) conseguenti – che ho riscontrato il maggior numero di difficoltà. Conflitti generati in particolar modo dal grado di accettazione di alcune condizioni (imprescindibili per l’applicazione della terapia) che, in definitiva, determinano il buon esito degli interventi osteopatici posti in essere.

Informazioni, percorsi di studi, carriera e salario

L'Osteopata è una figura professionale che si occupa della salute complessiva di tutto il corpo. Ciò significa che, a differenza di un medico specializzato, l'Osteopata non mira alla risoluzione di uno specifico problema, ma aiuta il paziente a ritrovare un benessere diffuso in tutto l'organismo.

Il mestiere dell'Osteopata rientra in un approccio di tipo olistico, secondo cui i problemi di salute non vanno affrontati uno per volta, ma riconoscendoli come una perdita dell'equilibrio nel corpo che va risanata. L'obiettivo dell'Osteopata non è la completa soppressione di un sintomo, ma il raggiungimento dell'integrità psicofisica del paziente.

Un'Osteopata si occupa di diversi disturbi legati a differenti parti del corpo: un paziente con disturbi di tipo muscoloscheletrici, digestivi, di evacuazione, circolatori, neurologici e respiratori può prendere appuntamento da un Osteopata e ricevere delle cure per ritrovare la salute del proprio corpo.

L'Osteopata accoglie il cliente e analizza la sua situazione clinica attraverso test neurologici, anamnestici e ortopedici. È qui che il professionista decide come trattare il problema del paziente, se con un intervento osteopatico o fisioterapico o indirizzandolo da un medico più specializzato nei confronti del problema.

Percorso di studi di un Osteopata

Non tutti gli Osteopati sono laureati in medicina. In molti scelgono di iscriversi a istituti privati che li formi in materia di fisioterapia, medicina di base, anatomia, biomeccanica e molto altro. Purtroppo, ancora oggi, il mestiere dell'Osteopata non viene giuridicamente riconosciuto come facente parte del settore medico e, quindi, non vi è un percorso formativo obbligatorio da seguire.

Si può scegliere tra diverse opzioni: dopo le superiori, lo studente può decidere di frequentare un corso di osteopatia della durata complessiva di 5 anni; oppure, un neo diplomato può iscriversi all'università seguendo un corso di laurea in fisioterapia, medicina, odontoiatria o chirurgia e proseguire gli studi attraverso un corso di fisioterapia o a tempo parziale in osteopatia. Questo percorso è molto lungo perché, dopo la laurea, bisogna studiare per altri 5 o 6 anni prima di prendere l'abilitazione.

Non serve far parte di un albo, proprio perché in Italia, ma anche nel mondo, il mestiere dell'Osteopata non rientra tra i lavori in ambito sanitario.

Sbocchi professionali di un Osteopata

Un Osteopata può trattare i casi sia dei bambini che degli adulti, degli sportivi, degli anziani o delle donne in gravidanza. In ogni caso non serve accedere a nuovi corsi di studio obbligatori o superare un esame, è bene, però, tenersi sempre aggiornati e formarsi per rendere il proprio lavoro più ottimale.

Un Osteopata può lavorare in strutture private, spesso in associazione con colleghi, o luoghi come ospedali, cliniche, case di cura o centri di riabilitazione. La carriera dell'Osteopata è dettata sia dal luogo di lavoro dove esercita la professione, sia dai modi innovativi di curare una certa patologia, i quali possono renderlo ancora più richiesto e professionale.

Stipendio di un Osteopata in Italia

In media, un Osteopata libero professionista chiede 70€ l'ora. Nonostante spesso le persone si rivolgano a un medico che si concentra su una serie di disturbi specifici, l'Osteopata è tra i professionisti più pagati del nostro paese: calcolando una media degli stipendi tra praticanti ed esperti, freelance e dipendenti da diverse strutture, risulta che l'Osteopata in Italia guadagni circa 2200€ al mese.

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