Come relazionarsi con un collega negativo
Sarà capitato anche a voi nel corso degli anni di incontrare, in contesti obbligati come sul luogo di lavoro, persone in grado di esercitare un’influenza negativa sul vostro umore, e di riflesso di condizionare con i loro comportamenti l’andamento della giornata.
Situazioni dannose, che possono provocare delle ripercussioni pericolose sul vostro benessere mentale ed in particolare sulla produttività lavorativa. Ma se nei rapporti privati possiamo fare in modo di aggirare l’ostacolo, sul lavoro può diventare difficile gestire le pressioni che ne derivano, in quanto il contatto con il soggetto in questione a volte risulta inevitabile.
Un fatto che ci mette in un primo momento sulla difensiva, e successivamente nella condizione di dover ricercare soluzioni pratiche per non soccombere.
Come è opportuno comportarsi quando si è costretti a condividere gli stessi spazi con colleghi negativi?
La risposta nasconde delle insidie poiché, per evidenziare la reale portata del problema, occorre specificare cosa si intende per colleghi negativi. In verità, ci sono dei casi dove percepiamo negatività anche in assenza di un pericolo attuale per cui valga la pena preoccuparsi.
A volte etichettiamo come negativi soggetti che hanno “la sfortuna” di avere un carattere diverso dal nostro. In tali circostanze, è una conoscenza poco approfondita del collega che ci fa rilevare una antipatia nei suoi riguardi. L’antipatia, però, il più delle volte è un sentimento determinato dalla superficialità dei rapporti e non per forza va inquadrato come un qualcosa da cui fuggire.
Quando proviamo avversione verso qualcuno che non conosciamo bene è utile soffermarsi sulle cause che generano il fastidio. Capire cosa c’è in quella persona (un atteggiamento, il modo di esprimersi) che ci sembra di non riuscire a sopportare. La soluzione più semplice da mettere in pratica è l’accettazione del diverso. La persona è fatta così e a noi non cambia nulla. L’idea che con i suoi modi di fare possa danneggiarci è, per l’appunto, soltanto una superstizione. Discorso che vale laddove non sussistano altri motivi per cui prendere misure più importanti.
Vediamo dunque chi sono quei colleghi che possono diventare dannosi per il nostro benessere psico-fisico e quali contromisure mettere in atto per liberarsi dalle negatività emanate, prima che il lavoro si trasformi in un incubo.
Negatività sul luogo di lavoro, un problema da monitorare costantemente.
Mettiamo in chiaro un punto per evitare fraintendimenti: i colleghi negativi non sono dei maghi o degli stregoni che praticano magia nera e riti voodoo per condizionarci la vita. Tutt’altro! Molto spesso si tratta di persone con le quali si instaurano anche dei rapporti cordiali, civili, di reciproca conoscenza o addirittura di amicizia.
I problemi di convivenza nascono dal fatto che - per via della confidenza, della complicità che viene a crearsi - questi soggetti scaricano tutte le loro ansie, le frustrazioni e le preoccupazioni lavorative anche durante il semplice conversare quotidiano. Il rischio di vedersi trasformati in vere e proprie valvole di sfogo è molto alto. Questo fatto crea o alimenta nella persona che ascolta un senso di impotenza e spesso anche di sfiducia nelle proprie capacità, in quanto, paradossalmente, alcune delle ansie potrebbero in teoria finire per risultare “condivisibili” (si pensi ad un’ipotesi di licenziamento paventata di continuo da un collega che però non trova fondamento nei fatti).
I contrasti più seri, invece, vengono innescasti di frequente dalla competizione che nasce sul luogo di lavoro. Il fatto di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati, o di faticare per arrivare al minimo richiesto da parte di un collega, possono attivare una spirale di sfiducia collettiva difficile da arginare.
Si tratta di comportamenti “tossici”, da tenere sotto stretto controllo. Così come non devono essere ignorati o sottovalutati i segnali riguardanti eccessi di positività da parte di alcuni, che si verificano quando questi si mostrano troppo fiduciosi dei propri mezzi e delle circostanze. Un fatto che può attivare un doping di autostima parimenti deleterio per il nostro benessere. Tant’è vero che in questi casi si parla di positività tossica, che per grosse linee costituisce l’altra faccia della medaglia.
Come contrastare la negatività dei colleghi
Le ricette migliori per non lasciarsi sconfiggere dagli eventi presuppongono tutte la reale conoscenza del problema. La cosa da fare dunque è indagare le causa del contrasto e muoversi di conseguenza.
Mostrati Positivo
Può sembrare scontato ma è così. Combattere l’oscuro con un sorriso, provando a rimanere positivi senza la necessità di fingere di esserlo.
Ricordi Mary Poppins? Quando incrociava sul suo cammino persone tristi o demoralizzate, per tirarle su di morale, canticchiava una canzoncina che recitava: basta un poco di zucchero e la pillola va giù. A volte basta davvero poco per superare i contrasti che possono crearsi in un gruppo di lavoro, specie se non sono determinati da frizioni interne di carattere personale.
Se il collega ha degli atteggiamenti fastidiosi o dice cose che ti disturbano, prova a parlargliene per capire qual è la natura della sua negatività. Mostrati positivo, intenzionato a risolvere e superare le difficoltà. Se percepisci che i malumori derivano da cause esterne al lavoro, non disinteressarti perché credi che siano fatti che non ti riguardino. Alcune persone hanno bisogno di essere semplicemente ascoltate, e sovente quelli che si ritengono grandi problemi si sostanziano in niente più che piccole insicurezze. Aiutare il collega a guardare il mondo da un’altra prospettiva farà sentire meglio anche te.
Prendi le distanze se necessario
Se la negatività del collega, invece, ha cause più radicate e profonde, ti accorgi che il malcontento non è episodico o momentaneo, che nasce all’interno dell’ambiente lavorativo, e ritieni di non poter fare nulla in concreto per migliorare il quadro, valuta di prendere le dovute distanze. In maniera civile, rispettando le posizioni dell’altra persona (pur non condividendole) e senza la necessità di troncare definitivamente i rapporti.
Limita i contatti allo stresso necessario. Qualora perdurasse il malessere, puoi far partecipe della spiacevole condizione che ti riguarda un superiore, cercando di capire insieme se ci siano margini di risoluzione dei contrasti o si possa evitare che continuino (ad esempio chiedendo un trasferimento in un altro reparto oppure di cambiare gruppo di lavoro).
Concentrati su te stesso
In concreto, non esistono soluzioni generali valide per tutte le circostanze. Indipendentemente da ciò che accade, quindi, sappi che molti fattori non puoi controllarli. Pertanto, pur volendo intervenire per porvi rimedio, ti troveresti di fronte dei muri invalicabili ad ostruirti la strada.
Dovessi avvertire un profondo disagio concediti un po’ di puro e sano egoismo. In questi casi, la cosa da tenere a cuore - l’unica che può rubarti attenzioni più del dovuto - è solo ed esclusivamente il tuo benessere: personale e lavorativo.
Se poi le hai provate tutte e ritieni che gli sforzi profusi siano stati vani, forse è il caso di rivolgersi ad un professionista per chiedere un sostegno psicologico. Non tutti abbiamo la forza di affrontare con vigore le situazioni che la vita ci riserva. Farsi aiutare non è un motivo di vergogna o di ulteriore sconforto. Anzi, ammettere di non farcela da solo è il primo passo da compiere per venire a capo del problema.