Il mercato del lavoro post pandemia

Il mercato del lavoro post pandemia

La pandemia da Covid-19 da mesi sta mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale. Le strette sugli assembramenti, le chiusure anticipate e le regioni a zone colorate sono tra le misure sperimentate per arrestare un virus che ha mietuto migliaia di vittime nel nostro Paese.

Ma questo non è l’unico dato allarmante. Se la scienza si è messa da subito in moto, adoperandosi per trovare una cura efficace nel minor tempo possibile, lo stesso non può dirsi per il resto.

Il fatto di non riuscire a porre un argine solido all’emergenza sta portando con sé conseguenze nefaste non trascurabili, anche e sopratutto nel mondo del lavoro. Il bene Vita è primario e va salvaguardato in ogni sede, ed è giusto che lo Stato, il Governo e gli enti regionali se ne preoccupino.

Tuttavia, la gestione della crisi nella sua totalità e le manovre proposte ed attuate per salvare il salvabile non appaiono sufficienti. Una delle ripercussioni più disastrose la si registra sul versante dell’occupazione, in forte calo e con una grande percentuale di persone che, dall’oggi al domani, si sono ritrovate - o si ritroveranno - senza un lavoro. Intere attività messe letteralmente in ginocchio. Solo in Italia, si calcolano infatti in milioni i posti che andranno perduti e addirittura migliaia le attività che non riapriranno più le porte nei prossimi mesi.

Un altro duro colpo inferto al Paese che contribuisce ad alimentare disparità già note e molto accentuate nel frastagliato tessuto sociale.

Tenendo conto di quanto detto, dunque, vien da sé chiedersi che prospettive ci sono per chi attualmente è alla ricerca di un lavoro o, sventuratamente, si è venuto a trovare senza.

Il lavoro ai tempi della pandemia. Alcune osservazioni

Nostro malgrado ci troviamo ad affrontare una situazione nuova, mai vissuta in precedenza. Forse a qualcuno verranno in mente i racconti dei nonni sul periodo pre e post bellico. Storie di come si rilanciò il Paese e con quali iniziative si mossero gli allora giovani del tempo. Beh, da notare che rispetto a 80 anni fa le cose sono decisamente cambiate e molte condizioni sono diverse. Il boom economico e quello digitale hanno modificato profondamente gli scenari, per cui immaginare che si ripetano alcuni eventi è sconsigliato e fuorviante.

In questa sede possiamo limitarci ad osservare alcuni fenomeni inerenti il mercato, ovvero: come si sta muovendo con un virus che bussa alla porta; che iniziative hanno posto in essere aziende ed imprenditori privati.

Dal reale al virtuale: Il lavoro e la frontiera digitale

Tra le mutazioni più evidenti vi è stato il lento ma progressivo abbandono del reale per il virtuale. Una situazione in divenire da più un decennio con l’avvento dei social network, dove si è venuto a creare una sorta di mercato parallelo - si pensi alle vetrine su instagram e facebook, o alle adv che invadono prepotentemente le nostre news feed.

Negli ultimi mesi gli scambi online si sono intensificati, agli studenti è stata imposta la didattica a distanza, le riunioni hanno trovate nuove stanze e qualcuno pare abbia iniziato ad apprezzarne i benefici.

Tra quelli più evidenti, per numerose attività c’è stato il ridimensionamento di alcuni costi ritenuti finora insuperabili. Si pensi agli impiegati in uffici, per i quali è bastato dotarli di un pc collegato ai gestionali per connettersi da remoto in azienda. Questo è un risvolto non trascurabile per molte attività di servizi, che pagano fior di quattrini per i fitti nei centri direzionali delle grandi metropoli. La possibilità di tenere a casa parte dell’organico genera vantaggi non trascurabili per chi investe.

Oppure si ragioni sui commercianti che hanno deciso di spostare l’attività interamente online (calzature, abbigliamento, biancheria), ai quali sostanzialmente potrebbe bastare un deposito e personale ridotto per gestire le vendite di uno store che vive in rete.

Questi piccoli ma significativi cambiamenti indicano le direzioni che alcuni settori stanno prendendo, e in buona sostanza ci fanno capire che il digitale ed il lavoro da remoto sono e diventeranno opportunità su cui ragionare, in particolar modo dal lato lavoratori.

Gli imprenditori post pandemia avranno maggior interesse ad estendere i rami delle proprie attività nella rete, avendo possibilità di interfacciarsi con il mondo intero, superando quindi i limiti territoriali imposti da un’attività collocata in un determinato luogo fisico.

I lavori più richiesti post pandemia

Sulla scia di quanto osservato fin qui, viene automatico chiedersi quali saranno le nuove prospettive per chi è alla ricerca di un nuovo impiego. E come riposizionarsi in un mercato aperto ai cambiamenti e prevedibilmente pieno di novità.

Abbiamo avuto modo di analizzare in precedenti interventi quali sono le nuove sfide che il mercato del lavoro ci propone per i prossimi anni. È bene ribadire che quelle direttrici individuate rimangono valide e molto più che attuali. Ci riferiamo chiaramente alle richieste di adeguamento strutturale, da parte di organi europei ed Internazionali, a cui l’Italia, più presto che tardi, dovrà dare una risposta concreta. Situazioni che connettono il mondo del lavoro ai cambiamenti climatici e tecnologici, rispetto ai quali la nostra amata nazione presenta un notevole ritardo.

Prospettive che si aprono dunque per tecnici specializzati ed informatici.

Possiamo affermare, salvo scenari apocalittici, che quelle saranno con molta probabilità le strade da percorrere. La pandemia ha bloccato interi ambiti legati alla vita quotidiana, ponendoci allo stesso tempo di fronte ai grossi limiti in cui versano alcuni settori del mondo del lavoro.

Superata la crisi ci sarà da scorciarsi le maniche e ricostruire. Un processo che richiede tempi difficili da stimare. Pertanto sarà fondamentale restare connessi con il mondo in cui viviamo, adeguarsi culturalmente alle nuove frontiere del mercato globale e soprattutto farsi trovare preparati.

Cosa accadrà una volta superata la pandemia?

Lavorare da remoto per qualcuno potrebbe non essere più soltanto un’alternativa consentita dall’azienda ma la prassi. Informarsi, studiare, conoscere le nuove tecnologie, i linguaggi e le evoluzioni digitali sono cose di cui preoccuparsi adesso, forse anche ieri.

I contratti potrebbero non essere più tanto garantiti. Non escludete dunque altre forme di partecipazione che finora avete scartato o ritenuto non adeguate ai vostri standard. Non si tratta di accettare situazioni degradanti o ai limiti dello sfruttamento. In linea generale si spera in un intervento Statale che regolamenti la situazione. È tuttavia una faccenda che si ripete ad ogni crisi quella delle “nuove possibilità di occupazione” per incentivare la ripresa, con contratti brevi, poche tutele e tanto lavoro. Non sarà facile e preparatevi per affrontare le conseguenze.

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