Colloquio di lavoro: domande da fare al selezionatore

Colloquio di lavoro: domande da fare al selezionatore

Nei colloqui di lavoro ci sono delle situazioni immutabili nella sostanza, a prescindere dalla nostra possibilità di volerne controllare l’andamento. Una di queste, ad esempio, è data dal fatto che a rispondere alle domande saremo solo ed esclusivamente noi. E questo avverrà anche se il nostro recruiter, per assurdo, ci chiedesse di accomodarci dal lato di comando della scrivania.

L’altra, che può essere vista come la conseguenza di quanto appena affermato, o se preferite l’antecedente logico che la determina, è che oggetto del colloquio sarà l’analisi delle nostre esperienze, delle competenze maturate, dei titoli acquisti e di tutto ciò che possa essere utile ai fini di una valutazione riguardante la nostra candidatura.

Sin dal principio, quindi, c’è una gerarchia prestabilita dove il nostro ruolo è ben chiaro e definito. Andando a semplificare il discorso, saremo parte attiva nel rispondere ai quesiti e passiva nel condurre i giochi.

Nostro compito, nel rispetto delle posizioni prestabilite ab origine, sarà dunque preparaci al meglio affinché si riesca a spuntarla. Il colloquio di lavoro è una fase che molto spesso viene sottovalutata dai candidati. In realtà sappiamo bene - o dovremmo sapere - che si tratta di uno step preliminare e vitale per ottenere la posizione lavorativa desiderata.

Studiare le domande più frequenti , prepararsi ad un’eventuale chiacchierata in inglese , esercitarsi sulle domande a trabocchetto  o sapere cosa fare e non fare durante il colloquio  sono passaggi che possono aiutarci ad affrontare la sfida in maniera intelligente.

Ma in questa storia, di cui manca conoscere soltanto il finale, c’è un riflesso che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. Da candidati, infatti, possiamo interrogare chi ci esamina su questioni riguardanti il tipo di lavoro che andremo svolgere. Possiamo informarci sulle condizioni, le modalità, gli orari e altre cose che possono interessarci prima di accettare o meno.

Vediamo di seguito quali domande possiamo porre ai selezionatori e se può diventare una situazione da cui trarre beneficio.

Le domande da fare al selezionatore. Poche ma buone

Sapere qualcosa in più in merito alla posizione lavorativa per la quale ci siamo proposti è un nostro diritto. Anzi, più che è un diritto si tratta di un vero e proprio dovere. È giusto informarsi infatti prima di assumere qualsiasi decisione al riguardo.

Ma cosa possiamo chiedere a chi ci sta di fronte e perché è utile farlo?

Innanzitutto, se abbiamo la possibilità di porre domande al selezionatore è bene farlo con cognizione di causa e con la duplice finalità di informarci ed informare, ovvero: 1) sapere ciò che ci interessa riguardo il tipo di lavoro 2) fare sapere ciò che vogliamo si sappia di noi.

Analizziamo entrambi i risvolti.

Informarsi sul tipo di lavoro è necessario

Poter fare domande al selezionatore è un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire, poiché non si riscontra ad ogni tipo di colloquio di lavoro. Quando si presenta l’occasione, dunque, è consigliabile concentrare il focus su richieste mirate, interessanti e soprattutto utili. Occorre insomma muoversi in maniera oculata. Avendo pochi minuti a disposizione, è fondamentale giocarseli per bene.

Sapere come sono i nostri futuri colleghi, da quante persone è composto il team di lavoro, come si svolge una giornata lavorativa tipo, come si trova il nostro selezionatore oppure com’è lavorare lì probabilmente sono domande da formulare in una (eventuale) fase successiva. Senza dilungarci ulteriormente sull’utilità di ognuna di esse, sappiate che si tratta di richieste non corroborate dal carattere dell’urgenza. Pertanto, avendo a nostra disposizione un lasso di tempo limitato, possiamo tranquillamente classificarle come secondarie.

Anche il voler sapere a quanto ammonta lo stipendio è da considerarsi una domanda opportunamente “rimandabile”. È un dettaglio che ci verrà fornito in ogni caso in sede di assunzione, e qualora non fosse in linea con ciò che stiamo cercando saremo sempre liberi di non accettare.

Il colloquio di lavoro è un dentro o fuori, per cui è consigliabile soffermarsi su cose rilevanti riguardanti il nostro ruolo all’interno dell’azienda. Saranno queste e solo queste le domande migliori da porre. È chiaro che nella scelta subentrano anche fattori soggettivi, a volte ineliminabili, che ne determinano l’opportunità.

Ad esempio, se la proposta riguarda un’occupazione part-time, informarsi sugli orari è indispensabile se si hanno altri impieghi attivi. Dalla risposta ci renderemo conto subito se le esigenze aziendali sono conciliabili con le nostre.

Informiamo il selezionatore che siamo noi la persona giusta

Giunti fin qui vorrete sapere in che modo è possibile utilizzare questo momento di confronto per trarne un vantaggio. Bene: ponendo al selezionatore domande in grado di influenzarne l’opinione. Di influenzarlo positivamente, mostrando qualità che forse non siamo riusciti ad approfondire in precedenza.

Chiedere se è prevista formazione interna o corsi di aggiornamento è una buona domanda, dimostra interessamento ma può risultare in qualche caso controproducente. Intanto perché in alcuni casi può essere interpretata come una sfiducia iniziale nei confronti dell’azienda. In secondo luogo perché potrebbe rilevare il nostro timore di sentirci inadeguati al contesto. Vi starete chiedendo: meglio tacere? No, meglio ragionare. Se un’azienda non investe in formazione è un problema che alla lunga pagherà. Ma se vi state preoccupando delle sue sorti, prima di essere assunti, beh, questo invece è un problema serio. In ogni caso, sul farla o meno, lasciatevi guidare dalle sensazioni del momento. Se il colloquio è stato disteso, il selezionatore vi ha fatto una buona impressione, potete anche rischiare. Se avete dei dubbi, meglio concentrarsi su altro.

Informatevi invece se sono previste possibilità di carriera, se ci sono degli obiettivi da raggiungere a fine anno, oppure indagate dinamiche specifiche della posizione che si andrà a ricoprire. Insomma, tutte le richieste riguardanti nello specifico la vostra attività lavorativa, che non siano argomenti di contorno, evidenzierà aspetti che vi porranno sotto una luce diversa agli occhi dei responsabili. Non certificherà che siete la persona giusta ma il vostro interessamento non passerà inosservato.

Importante chiedere delucidazioni anche sugli step successivi al colloquio, se la selezione si concluderà così o ci saranno cose da fare/preparare per momenti successivi.

Da evitare assolutamente sono le chiacchiere inutili e le domande secche. Le prime perché il tempo è prezioso per tutti, per cui divagare potrebbe mostrare disinteresse o mancanza di rispetto per l’altrui lavoro. Le domande migliori sono quelle che prevedono una risposta aperta, utili anche a fornirci qualche ulteriore spunto di domanda. Dimostrare di sapere intavolare un dialogo e di saper ascoltare, inoltre, sono qualità che possono contribuire al buon esito del colloquio.

Giocate bene le vostre carte e buona fortuna!

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