Come rispondere alle domande di un colloquio su stress e pressione

Come rispondere alle domande di un colloquio su stress e pressione

Facciamo un esperimento. Provate a rispondere con onestà alla domanda “Come ti vedi tra cinque anni?”, annotando da qualche parte (un foglio di quaderno, sullo smartphone) quali sono le sensazioni che vi suscita:

1) all’istante
2) mentre ci ragionate su
3) dopo la risposta che avete dato

Immaginarsi tra cinque è una domanda del tutto innocente, all’apparenza; invero, può assumere valori diversi a seconda del contesto in cui viene formulata. Ad esempio, se fossimo seduti al tavolo di un bar, in compagnia di amici a chiacchierare e scherzare, non avrebbe un gran peso la risposta che venisse fuori. Sul momento qualcuno potrebbe trovarsi colto alla sprovvista ma cavarsela con un sorriso ed un non saprei; altri giocarsela rimbalzandola al mittente; qualcun altro ancora, invece, sapere già che direzione prenderà la sua carriera tra un lustro, per essersi posto l’interrogativo in precedenza. Ad ogni buon conto, qualunque cosa rispondiate, probabilmente le vostre vite continueranno a scorrere come sempre. Nulla cambierà una volta lasciato quel bar.

La stessa domanda, posta in un contesto formale, potrebbe aver un seguito differente per il vostro futuro. In che modo, direte. In funzione della vostra risposta, ovviamente. Saper rispondere a questa domanda, infatti, può facilitare il superamento di un colloquio di lavoro.

Una semplice domanda può fare scattare reazioni impreviste

Dovete sapere che la scelta del quesito proposto non è casuale. Come ti vedi tra cinque, dieci o venti anni, infatti, è una delle domande più frequenti formulate dai recruiter in sede di colloquio.

Il fatto che trovi una certa ripetizione nel tempo è anch’esso non causale, come si potrebbe erroneamente desumere da una lettura superficiale. Lo scopo dell’indagine è da ricercarsi nella sua utilità. Domande di questo genere spesso nascondono dei trabocchetti.

I selezionatori, infatti, chiedono qualcosa per sapere altro. È un tipo di intervista che potrebbe mettere in difficoltà anche i candidati più scaltri, perché chi ascolta non ha particolare interesse alla risposta in sé ma alle reazioni che seguono.

Voi avete annotato le vostre? Il senso dell’esperimento iniziale era quello di fornivi uno spunto di riflessione concreto ed uno strumento reale da cui partire per la preparazione di un colloquio di lavoro. Nello specifico, in questo approfondimento andremo ad indagare due domande che nascondono non poche difficoltà, ovvero quelle che riguardano (gestione dello) stress e (delle) pressioni.

Come gestisci Stress e Pressioni. L’insidia dietro la domanda

La tensione gioca spesso brutti scherzi. Il colloquio di lavoro è una situazione in cui si manifestano ansie e pressioni di diverso genere che, se non controllate, possono far perdere di vista l’obiettivo. Ad un colloquio bisogna essere «la calma in mezzo al caos».

Occorre però saper distinguere le situazioni. Il colloquio è a suo modo una sorta di banco di prova per il candidato, ed un recruiter ha più di una strada da percorrere per testare le reazioni. Gli approcci più comuni di indagine sono fondamentalmente di due tipi: attivi e passivi. Nel primo caso, il selezionatore solitamente tiene alta la tensione generale del colloquio attuando delle provocazioni di vario genere, dal tono della conversazione ai modi (aggressivi) in cui viene condotta l’intervista. Nella seconda ipotesi, invece, la chiacchierata sarà modulata su frequenze più soft. Il candidato si troverà a proprio agio a discutere di sé, e le domande riguardo stress e pressioni saranno per lo più pacate. All’interno di questo scenario, esistono una molteplicità di applicazioni ed approcci differenti che variano in funzione degli esaminandi.

Attraverso alcuni esempi, analizziamone qualcuno cercando di orientare anche le possibilità di risposta.

Le domande dirette su stress e pressioni

Come affronti situazioni stressanti? Come reagisci ai richiami di un superiore?

Queste domande rappresentano situazioni in cui le informazioni su gestione dello stress e delle pressioni vengono richieste direttamente al candidato. Sarà quindi il tenore delle risposte a dare indizi sul modo di controllare gli istinti. Pertanto, più che ragionata, il recruiter si attende una risposta concreta, verosimile o supportata da fatti (ad esempio il racconto di esperienze passate) e non la migliore intuizione che vi possa passare per la testa in quel frangente. Ricordate che, qui come in altri casi, si indaga sul vostro modus operandi. Non importa cosa pensiate sia giusto fare ma come agireste o avete agito in situazioni delicate.

Come rispondere, dunque? Non fatevi gettare nello sconforto; se non avete precedenti esperienze da raccontare, provate ad allenarvi immaginando possibili scenari. Tenete presente che le situazioni di stress creano una spirale di pressioni che si auto-alimenta.
Ipoteticamente la migliore reazione ad un richiamo del capo sarebbe viverla come un insegnamento. Il rimprovero nasce dal fatto che c’è qualcosa che non va rispetto a quanto richiesto. Ragionare sui fatti, sugli errori commessi, riconoscerli ed accettarli è quasi sempre un approccio risolutivo del conflitto, a meno che non sussistano motivi più gravi. Trasformare un rimprovero in insegnamento denota maturità, un elemento che deporrà a vostro favore.

Il modo di affrontare le situazioni stressanti è qualcosa di soggettivo che non può cristallizzarsi in una risposta valida per tutti ed in tutte le occasioni. Dipende dai casi, ovviamente, e grosso modo varia a seconda se derivi da situazioni gestite in autonomia o all’interno di un contesto di gruppo. In entrambi le ipotesi toccherà a voi individuare la migliore soluzione per non sentirvi sotto pressione. Provate a chiedervi qual è il modo migliore di agire: È qualcosa su cui poter richiedere un intervento esterno (di un superiore, di un responsabile)? Potete scegliere di non farlo per dedicarvi ad altro (quando si lavora in team)? Provate ad interrogarvi su questi ed altri quesiti cercando di raggiungere nelle risposte un alto grado di serenità. Ovviamente non illusorio, altrimenti verrebbe meno il senso dell’esercizio stesso.

L’intervista sotto stress
Dietro questo tipo di interviste si nasconde un ragionamento molto elementare: il modo in cui reagisci a questo tipo di colloquio sarà verosimilmente la maniera in cui affronterai situazioni stressanti sul lavoro. Si tratta in buona sostanza di uno stress test puro e semplice, dove saranno setacciate al microscopio le singole reazioni.

Il selezionatore si pone – volutamente - in maniera aggressiva, irritante, con domande scomode, a volte quasi invasive della privacy, che poco c’entrano con il tipo di lavoro. Questi si muove senza un interesse preciso per le risposte. Oppure potrebbe lasciarti per molti minuti in attesa, in silenzio, mentre si decida ad altro in tua presenza; o abbandonarti di punto in bianco in ufficio. Non è rara l’ipotesi in cui, all’improvviso, l’intervista diventi doppia: nel bel mezzo del colloquio, arriva un collega e resta lì a scrutarti, a farti domande incalzanti, in alternativa o in contemporanea al recruiter.

No, non è una candid camera! Le tue reazioni sono importanti e ciò che interessa capire - in definitiva - è se quegli input ti hanno destabilizzato o motivato ulteriormente.

Come comportarsi
Anche qui, la soluzione migliore è cercare di rimanere calmi, mantenendo saldo i controllo dei nervi. Per non subirla del tutto, si può controbattere in maniera mirata, dimostrando di saper reagire alla tensione o di provare a disperderla.

Prendi tempo e crea un dialogo, se una domanda ti crea difficoltà cerca di capire cosa intende sapere il selezionatore. Chiedi chiarimenti e dettagli ma non tergiversare. Utilizza questo momento in maniera costruttiva, se necessiti di tempo per realizzare una risposta adeguata. Sposta la discussione sul confronto civile delle idee, ma fallo realmente. Ricorda sempre che l’indagine riguarda il tuo comportamento, come affronti la situazione e non la singola soluzione del caso.

Tuttavia, non inventare nulla che sia diverso dalle tue convinzioni. Elabora una risposta che puoi difendere, conforme al tuo essere, senza lasciarti intimidire dagli eventi.

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