Diventare un imprenditore indipendente: pro e contro

Diventare imprenditore è il sogno di tanti, giovani e non. Il mito del self-made man, così tanto caro alla tradizione americana, che si coltiva in tenera età ed anima gli entusiasmi negli anni a venire, ha fatto proseliti anche qui nel nostro paese. Inseguire l’idea di potercela fare da soli, partendo da zero, nel piccolo e con pochi mezzi, ha un discreto fascino avventuroso. Ma occorre muoversi con cautela.
La voglia di indipendenza ed autonomia sul luogo di lavoro ha cause e ragioni diverse e complesse allo stesso tempo, difficili da analizzare in breve. A volte è il senso di eterna precarietà, che molte generazioni di lavoratori conoscono bene, ad orientare la scelta; in altre circostanze è l’insofferenza che si prova stando alle dipendenze di un datore di lavoro, invece, a dettare la linea. Non è raro inoltre che sia la mancanza di serenità economica, o l’ambire a qualcosa in più, a spingere le persone ad avviare un’attività in proprio. In verità, considerando l’attuale scenario, la decisione spesso può diventare obbligata, specie quando non si rientra in una delle categorie lavorative richieste.
La passione e le buone intenzioni tuttavia non sono sufficienti affinché si realizzi l’idea che si ha in mente. Ma è pur vero che quando scatta la scintilla è giusto informarsi, valutando la fattibilità di un progetto ed agire di conseguenza.
Essere imprenditori in un mercato globale. Vantaggi e svantaggi di una scelta di vita.
Dai manuali abbiamo imparato che il mercato è il punto di incontro tra domanda ed offerta. Un luogo al quale non ci si può approcciare con la leggerezza di chi si accomoda al tavolino di un bar in attesa che arrivi il cameriere per prendere l’ordinazione.
Il mercato è un congegno articolato che si evolve nel tempo, corre, sfugge ai controlli, si adatta alle esigenze e ne crea di nuove. Averci a che fare è compito arduo per chiunque. Richiede conoscenze, know-how, preparazione e una grossa dose di tenacia.
L’imprenditore crea posti di lavoro, occasioni di guadagno, di scambio, di relazioni e crescita (individuale e collettiva) all’interno di esso. Insomma, fa girare l’economia. Ma è bene ricordare che imprenditore non ci si inventa con semplicità.
In molti ritengono che alla base di un successo imprenditoriale ci sia, al di là di una buona formazione (requisito minimo), una certa educazione all’indipendenza; caratteristiche che le nostre scuole non garantiscono in assoluto. Pertanto, prima di lanciarsi verso l’ignoto, occorre capire il fenomeno nella sua interezza, mettendo sul piatto pro e contro, vantaggi e svantaggi di una scelta di vita.
Chi è l’imprenditore?
«È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.» (articolo 2082, codice civile)
Questa è la definizione giuridica che il nostro ordinamento dà dell’imprenditore. Le parole sono importanti e in questo articolo del codice l’utilizzo di esse non è affatto casuale. Delineano con chiarezza l’argomento attraverso due concetti fondamentali: esercizio professionale ed attività economica organizzata.
Il primo indica le modalità di esecuzione e l’approccio richiesti affinché si possa parlare di imprenditoria, nel senso più ampio e concreto del termine. Lo spirito necessario per intraprendere una qualsivoglia attività ha una sola connotazione: lo svolgimento in maniera professionale. La professionalità deve essere dunque alla base di qualsiasi scelta. In secondo luogo l’attività deve essere organizzata. L’organizzazione richiede l’impiego di mezzi e capitali. Solo quando concorrono entrambi gli elementi si può discutere di imprenditore in senso stretto.
Nel momento in cui sussistono queste due condizioni va operata una valutazione sulla fattibilità del progetto. L’imprenditore è il soggetto su cui ricadono i cd rischi di impresa; per questo occorre stimare in maniera quanto più precisa possibile i costi da sostenere che, com’è noto, non riguardano soltanto quelli per l’acquisto di materie prime. Tra i principali ci sono quelli amministrativi e fiscali. Imposte e tasse sono un fardello che incombe su qualsiasi attività e la pressione fiscale nel nostro paese è tra le più alte del continente – ed è una delle ragioni che spinge chi ha un’attività produttiva avviata a delocalizzare in paesi dove il carico è decisamente inferiore
Quali sono dunque i vantaggi e gli svantaggi da tenere in considerazione per chi decide di investire su stesso?
Essere Imprenditore – Pro e contro
Uno dei benefici dell’essere un imprenditore è sicuramente quello di godere di una maggiore libertà rispetto a chi si trova a lavorare alle dipendenze. Libertà di poter arrivare più tardi sul luogo di lavoro, di assentarsi per qualche giorno, di uscire senza doverlo motivare – anche se, in realtà, in molti casi (si pensi alle piccole imprese) si tratta di un falso mito, in quanto il capo non solo dovrebbe dare l’esempio, ma è anche opportuno che sia il più possibile presente per accertarsi che tutto proceda per il meglio.
Di certo, tra i principali vantaggi c’è quello di aver maggiori possibilità di scelta nelle decisioni lavorative, di poter esprimere liberamente le proprie potenzialità, nella maniera più consona alle caratteristiche personali, non essendo vincolato da rapporti di subordinazione.
Ma il vero vantaggio dell’essere imprenditore, che spinge la maggior parte delle persone a mettersi in gioco, sono i guadagni. Più soldi in tasca a fine mese, a parità di lavoro rispetto ad un dipendente.
Il contrappeso è dato ovviamente dai rischi, dai quali il più delle volte propendono le decisioni finali.
Rispetto ad un dipendente infatti, chi investe su sè stesso impiega le proprie risorse finanziarie nell’impresa. Ciò può diventare un problema se non si hanno grosse somme a disposizione, in quanto si tratta di denari sottratti a qualsiasi evenienza presente e futura (si pensi ad un incidente o ad una malattia). Inoltre, l’imprenditore ha maggiore stress da gestire, derivante dalla esigenza che tutto funzioni a dovere, dalle responsabilità che si ha nei confronti dei sottoposti, dello Stato e della collettività. La paura di non farcela, di fallire, è una componente determinante della scelta di fare tutto da soli. Il fallimento, dal canto suo, spaventa poiché può avere conseguenze molto pesanti sul piano patrimoniale, ma anche personale. Ecco perché a volte si cercano persone interessate con le quali condividere un progetto, dividendo onori ed oneri in forma societaria.
Qualunque sia l’orientamento che si ha riguardo la scelta di diventare imprenditore, è consigliabile farsi seguire da professionisti specializzati per una stima preventiva dei costi e delle modalità di massimizzazione dei profitti.