Le 5 domande più frequenti del colloquio di lavoro

Le 5 domande più frequenti del colloquio di lavoro

Il colloquio di lavoro è un momento fondamentale della nostra vita professionale, dal buon esito del quale può dipendere un miglioramento per il nostro tenore di vita ed in generale per il futuro.

È uno step che, se sottovaluto, può riservarci delle spiacevoli sorprese: situazioni che, se non considerate a dovere, possono determinare un insuccesso. Di regola il suo andamento è imprevedibile e tutto sommato dipende da svariati fattori. Insomma, per dirla in breve: non è facile prevedere cosa potrà accadere durante quei pochi minuti. Vero è che ogni candidato, più o meno consapevolmente, sogna di conoscere in anticipo le domande che gli verranno poste così da poterlo superare in scioltezza.

Per cui, onde evitare che sia esclusivamente il caso a preoccuparsi del nostro destino, è opportuno premunirsi cercando di fare il possibile per arrivare pronti. Seguendo quel vecchio adagio che recita “prevenire è meglio che curare”, è bene predisporre una serie di misure idonee all’evenienza, prendendo in considerare tutti gli aspetti che possono metterci nelle condizioni di superare un colloquio in maniera brillante.

A quali domande occorre saper rispondere durante un colloquio di lavoro?

Generalmente, la cosa che preme sapere subito è: quali sono le domande più gettonate, che solitamente si ripetono, durante un colloquio di lavoro?

Ragioniamo un po’ insieme sulla risposta al quesito.

Quando ci si candida per un’offerta di lavoro, la domanda viene vagliata dai responsabili delle risorse umane che, attraverso il curriculum, analizzeranno il profilo professionale, la formazione e le competenze maturate dal candidato. È una fase di scrematura preliminare per valutare se chi si propone è in linea con quanto ricercato dall’azienda. Insomma, chi valuta andrà ad accettarsi, in una fase antecedente al colloquio conoscitivo, se siamo in possesso di tutti i requisiti richiesti. Partendo da ciò, molto probabilmente le nostre precedenti esperienze potrebbero essere oggetto di domanda.

Prepararsi a dovere sul punto dunque non può che giovarci.

In secondo luogo, molto dipende anche dal tipo di lavoro a cui aspiriamo, poiché, se si tratta di un’esperienza lavorativa del tutto nuova, le competenze di cui disponiamo potrebbero non essere rilevanti.

Ma non è detto che valga come regola fissa. C’è tutta una serie di domande che, a prescindere dal tipo di lavoro, è probabile ci vengano poste in sede di colloquio. Si tratta di quesiti che vanno ad indagare i nostri comportamenti, le nostre abitudini, ecc. Anche se non definiscono le nostre competenze, le risposte che andremo a dare diranno molto su di noi, sul nostro modo di adattarsi al contesto, di entrare in sintonia con i nuovi colleghi, con i responsabili. Insomma, delineeranno il nostro identikit che potrà servire a chi ci esamina in sede di scelta.

In tal caso, potrebbero esserti utili alcuni suggerimenti in merito alla preparazione di un colloquio di tipo comportamentale, come ad esempio l’utilizzo del Metodo STAR.

Le 5 domande più frequenti


Bene, dicevamo del prevenire e del curare. Ci sono delle domande che nel corso dei colloqui di lavoro tendenzialmente si ripetono e che, con molte probabilità, verranno poste anche a noi. Vediamo insieme quindi quali sono quelle più ricorrenti, analizzando caso per caso modalità di risposte adeguate.

• Ci parli di lei

In genere è una delle prime domande che ci viene posta dopo i saluti iniziali. Ha lo scopo di mettere a proprio agio il candidato, alleggerendo la tensione, dandogli la possibilità di parlare delle proprie esperienze in maniera libera. Tuttavia, dietro questo invito si nascondono non pochi problemi. Parlare di sé non è la cosa più semplice al mondo, come erroneamente si crede. In sede di colloquio, soprattutto, bisogna saper parlare di sé, fornendo in pochi frangenti un quadro esaustivo della propria persona. Occorrono prudenza nell’esposizione e preparazione. Dunque non divagare, evita particolari inutili sulla tua persona, incentra il discorso sulle tue qualità lavorative. In alternativa solitamente ci viene chiesto di descriverci in 3 parole o utilizzando degli aggettivi. Questa domanda, se segue la precedente, potrebbe indicare che non siamo stati capaci di presentarci come richiesto. Quindi attenzione e soprattutto non scoraggiatevi se doveste accorgervi che non state andando come desiderate. Concentrate le energie per il prosieguo.

• Quali sono i suoi punti di forza?
Anche questa domanda nasconde delle insidie. Se da un lato avere punti di forza su cui far leva gioca a nostro favore, il non saperli rappresentare bene può rivelarsi un problema. Occorre capire dunque quali sono le qualità da evidenziare per quella tipologia di lavoro. Ad esempio, se è richiesta la capacità di saper ascoltare le esigenze del cliente, e noi riteniamo di saperlo fare, dobbiamo far capire che saremo all’altezza del compito. Quindi, fatta una lista dei nostri punti di forza elaboriamo anche una breve descrizione al riguardo che può tornarci utile. Lo stesso dicasi per i nostri punti deboli. Conoscere se stesso è sempre un ottimo inizio, e a volte quello che valutiamo una debolezza per qualcuno potrebbe essere un plus.

• Perché vorrebbe lavorare qui?

I motivi di questa richiesta sono molteplici. Intanto dalle nostre risposte si capisce quanto ne sappiamo dell’azienda. Il che può dimostrare sì un nostro interesse ma, se le nostre informazioni sono incomplete, potrebbe indurre a pensare che forse ne sappiamo poco sul tipo di lavoro da svolgere. Quindi, studiare bene i compiti e l’azienda sicuramente aiuta a dare una risposta mirata. Inoltre, altra componente essenziale sono le nostre motivazioni personali. Il fatto ad esempio di considerare quel tipo di proposta stimolante per la propria carriera mette in mostra una certa volontà di fare bene. Chiaramente, anche qui occorre organizzare un discorso che combini informazioni e motivazioni.

• Perché desidera lasciare l'azienda in cui lavora adesso?

Questa è forse la più delicata, da maneggiare con cautela. Dal tenore delle nostre risposte, infatti, potrebbero rilevarsi insoddisfazioni che tutto sommato si ritrovano in ogni luogo di lavoro. Si pensi ai cattivi rapporti con i colleghi, al fatto di mal digerire le richieste dei superiori. Parlare male dell’ex datore di lavoro non risulta una scelta produttiva. Cosa fare dunque? Rispondere partendo da sé stessi. Soffermarsi sulla volontà di fare esperienze nuove, di arricchire il proprio bagaglio professionale, di essere stimolati da sfide nuove e soprattutto dal fatto che si è attratti dall’azienda presso cui ci si è candidati (vedi punto precedente) sono passaggi migliori sui quali focalizzare la nostra risposta. Intanto perché dal passato in genere si traggono esperienze che ci fanno crescere.

• Perché dovremmo scegliere lei?
Beh, la domanda è da un milione di euro. Ognuno di noi ha una storia diversa, per cui sappiate che raccontare favolette sul vostro conto non vi aiuterà a spuntarla. In un momento iniziale forse sì, ma alla lunga tutti i nodi vengono al pettine. Se desiderate quel posto, cercate di lavorare sulla vostra storia. Provate a scriverla tirando fuori il meglio che avete. I vostri pregi, le vostre peculiarità, e anche i vostri difetti. Insomma, costruite un racconto che sussurri all’orecchio di chi vi valuta che siete voi la persona che sta cercando. Se non sarete scelti riprovate altrove, perché qualcuno che vi sta cercando c’è.

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